L’Italia giusta e quella sbagliata (ovvero: Berlusconi ringrazi il PD)

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[dropcap] A [/dropcap]vrete visto di sicuro i manifesti con cui il Partito Democratico ha tappezzato mezza Italia. Mostrano Pier Luigi Bersani in varie pose, con in genere – al di là del simbolo – una sola scritta su fondo scuro: “L’Italia giusta”. Ora, la campagna sarà stata di sicuro commissionata a grandissimi esperti del settore, ai luminari della comunicazione che recentemente hanno fatto così bene al PD (!), ma a me sembra a naso una delle scelte più controproducenti degli ultimi anni. E dire che al partito di Bersani, di scelte controproducenti, dovrebbero ormai intendersene.

Primo punto: perché tutti questi cartelloni e perché così poca presenza televisiva? Berlusconi non ha fatto nessun manifesto, almeno finora, ed ha preferito non spendere una lira in pubblicità, comparendo invece di persona in tv. E infatti da quando è cominciata la campagna elettorale, stando ai sondaggi, il PD ha perso voti (almeno percentualmente) e Berlusconi ne ha guadagnati (percentualmente e in valori assoluti).

Ma non è solo questo. È proprio il messaggio, ad essere controproducente. Fino a poche settimane fa il Partito Democratico veniva dato come sicuro vincitore della competizione elettorale; dalla sua aveva un elettorato fedele e la completa disorganizzazione dell’avversario. Il PD, infatti, avrebbe vinto non perché in questi anni fosse stato capace di aumentare in maniera consistente la sua base elettorale, ma semplicemente perché rispetto al 2008 gli elettori di Berlusconi e dei suoi alleati si erano frastagliati in mille opzioni diverse: molti dichiaravano di volersi astenere, delusi dalla politica; altri di voler votare il Movimento Cinque Stelle; altri ancora erano passati tra i montiani. Insomma, Bersani avrebbe vinto grazie anche alla mancanza di un avversario serio.

Ora le cose sono un po’ cambiate. La vittoria del PD è ancora probabile, ma preoccupa il Senato, dove la legge elettorale e il calo nei sondaggi potrebbero non consentire a Bersani di governare da solo. E perché questo cambiamento? Forse perché gli elettori del PD hanno cambiato idea? Tutt’altro, a quanto pare di capire: il motivo è la crescita di Berlusconi, che sta recuperando i suoi vecchi elettori dalle fila dell’astensionismo e di Grillo. Proprio su questi elettori delusi (e su quelli che sono passati con Monti) Berlusconi sta puntando la sua campagna elettorale, sicuro – se la matematica non ci inganna – che un maggior afflusso alle urne farà calare la percentuale del centrosinistra (il cui numero di voti è stabile) e lo allontanerà dal premio di maggioranza.

Se tutto questo è vero, scrivere in mezz’Italia che il PD rappresenta “l’Italia giusta” è a mio avviso un bel regalo – l’ennesimo – fatto a Silvio Berlusconi. Cosa pensa, infatti, un cittadino che vede un manifesto del genere? Qual è il pensiero sottinteso? Pensa che ci siano un’Italia giusta e una sbagliata. Se il cittadino è di sinistra e si riconosce nel PD, allora in quel manifesto troverà una conferma alle proprie idee («Sì, è vero, noi siamo quelli giusti, quelli equi, quelli onesti, i migliori»). Ma se non è di sinistra? Se è un indeciso, se è un deluso, se è uno che in passato ha votato Berlusconi o la Lega e ora pensava di non votare? Vedendo quel manifesto cosa penserebbe, un cittadino del genere? Secondo me l’ipotesi più probabile è: «Guardali, quelli di sinistra… Sempre lì a dire di essere migliori di noi, come se non rubassero pure loro. Come se noi fossimo l’Italia sbagliata… Ma come si permettono? Vorrebbero che mi vergognassi? E loro, perché non si vergognano mai? Supponenti, presuntuosi… Io non volevo votare, questa volta. Ma guarda, piuttosto che vadano al governo loro voto di nuovo Berlusconi».

Li avete sentiti i giornalisti, in questi giorni, soprattutto quelli di sinistra? Nessuno riesce a spiegarsi come sia possibile che Berlusconi stia riguadagnando terreno, sia tornato in auge, sia il politico del momento. Come sia possibile che Berlusconi stia oscurando Mario Monti. Il motivo è semplice: la sinistra odia Berlusconi, non Mario Monti. E questo – e solo questo – è il segreto del successo del patron di Mediaset: divide l’Italia, la spacca in due, e così facendo sfrutta le divisioni interne al nostro paese.

Io lo vedo, e lo vedevo ancora di più in passato, soprattutto a scuola: quando c’è un professore smaccatamente di sinistra qualsiasi studente non di sinistra finisce per odiarlo. I professori di sinistra – fortunatamente non sempre, ma spesso – sono saccenti, si ritengono superiori a chiunque la pensi in maniera diversa da loro, dicono che se voti dall’altra parte è perché sei un ignorante. In poche parole, ti giudicano continuamente. Insomma, i professori di sinistra, ma più in generale tutti gli elettori del PD che si ritengono (e mostrano di ritenersi) “l’Italia giusta” finiscono per farsi odiare dagli altri, e a volte pure da chi tutto sommato su certi argomenti potrebbe pure pensarla come loro. È questo il peccato originale della sinistra italiana e la più efficace arma di consenso di Silvio Berlusconi: è talmente supponente e saccente, talmente paternalistica e piena di sé da finire per farsi odiare da quelle masse poco istruite che vorrebbe invece guidare. Praticamente, l’elettore medio della sinistra è un D’Alema in miniatura, un D’Alema che fa continuamente campagna elettorale per Silvio Berlusconi. Sì, perché Berlusconi, al di là di qualche sparata verso i “comunisti” (cioè quelli che comunque non voterebbero mai per lui), è molto più aperto, molto più comprensivo, molto più accogliente. Lui non vi giudica, lui vi ama tutti, soprattutto se votate per lui: socialisti e cattolici, atei e fascisti, prostitute e uomini di chiesa. Non fa differenze, non vi dice come dovete comportarvi; anzi, tutt’altro, vi giustifica e vi difende anche quando fate qualcosa di sbagliato. Evadete le tasse? Be’, dirà che lo fate perché è immorale che lo Stato esiga così tanto da voi. Fate i festini con le minorenni? Vabbè, chi è lui per scagliare la prima pietra? Non vi dice come dovete essere, vi prende così come siete.

Capite quali sono i termini della questione? L’Italia è, da decenni, divisa in due: quelli di sinistra e gli altri (che solitamente non si designano come “quelli di destra” o “i moderati” e così via, distinzioni usate solo dai giornalisti; a livello di base, è solo a sinistra che ci si sente così tanto “di sinistra”). E il guaio è che quelli di sinistra riescono a farsi odiare da tutti gli altri. Feltri, Belpietro, Sallusti e compagnia bella lo sanno bene, la conoscono questa pretesa di superiorità morale e intellettuale della sinistra, e da sempre si rivolgono all’uomo della strada mostrandogli che lui non appartiene certo a quella schiera di intellettualoidi che vogliono solo umiliarlo e cambiarlo; Silvio invece no, Silvio ti accoglie per quello che sei, con i tuoi pregiudizi, le tue paure, i tuoi egoismi. La gente non è innamorata di Berlusconi; quelli, i maniaci, sono pochi. La gente vota Berlusconi perché gli altri gli fanno ancora più fastidio. I Travaglio, i Santoro, i D’Alema, i Veltroni, i Fabio Fazio, i Gad Lerner eccetera. E non a caso a Berlusconi è bastato andare ospite a Servizio Pubblico, e mostrare ai suoi potenziali elettori quanto poco spiritosi e poco comprensivi sono Santoro e Travaglio per guadagnare di botto mezzo milione di voti. Mezzo milione, mica brustolini.

E quindi, ancora una volta, il maggior alleato di Berlusconi, quello che lo farà rimanere sulla breccia dell’onda, è come sempre il PD.

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