Uno di quelli che ho letto di recente è il celebre “La congiura di Catilina” di Sallustio. Ad un certo punto, lo storico romano attribuisce queste parole allo stesso Catilina:
[XX.7] Da quando la repubblica è caduta in balia d’un pugno di potenti, […] a loro pagano imposte popoli e nazioni; gli altri, noi tutti, coraggiosi, onesti, nobili e non nobili, non siamo stati che volgo, senza autorità, senza prestigio, sottomessi a coloro ai quali, se lo stato fosse efficiente, dovremmo far paura. Così, influenze, poteri, onori, ricchezze appartengono a loro e a quelli che godono dei loro favori; a noi hanno lasciato sconfitte elettorali, insicurezza, processi, miseria. Fino a quando, o miei prodi, siete disposti a sopportare?
Se trovassimo oggi queste stesse parole sui giornali, parleremmo di antipolitica e di proteste contro i privilegi del Parlamento. Ma il vero problema è: se Catilina è un Grillo ante-litteram, chi oggi può fare la parte di Cicerone?