D: Di cosa parla questo libro?
R: Di tante cose: di scuola, anzi di com’è la scuola oggi; di prof e studenti, adulti e giovani; di cultura e letteratura, sia alta sia bassa; di filosofia; anche un po’ di politica e di quello che ci sta attorno.
D: Quindi è un libro serio, un saggio…?
R: Tutt’altro. La stragrande maggioranza dei tweet è di natura comica. A suo modo è un libro satirico, anche se è qualcosa di nuovo e difficile da collocare nei generi classici.
D: Com’è nato allora questo libro?
R: Su Twitter, un social network su internet. Di fatto, tutti i tweet che compongono il libro sono prima stati pubblicati, sostanzialmente identici, su Twitter.
D: E cos’è un tweet?
R: Un messaggio scritto appunto su Twitter, di norma della lunghezza massima di 140 caratteri (spazi compresi). Sono simili ai messaggi di stato di Facebook (rispondono alla domanda “cosa stai facendo?” o “a cosa stai pensando?”), ma più difficili da scrivere perché devi condensare i pensieri o i racconti in uno spazio limitato.
D: E tu hai davvero rispettato sempre il limite dei 140 caratteri?
R: Su Twitter per forza, altrimenti il sistema non ti permette di spedire il messaggio. Sul libro ho ammesso un’unica deroga: spesso ho aggiunto il punto fermo alla fine della frase (che su Twitter non metto mai) arrivando a 141 caratteri. Ma l’ho fatto solo per rispetto delle forme tradizionali.
D: Di quanti tweet è composto il libro?
R: 700, divisi in cinque capitoli. A questi vanno aggiunti alcuni tweet che compongono la postfazione.
D: è vero che questo libro è ispirato ad un altro libro autoprodotto anni fa?
R: Sì e no. Nell’estate del 2008 ho raccolto alcuni tweet scolastici in un volumetto intitolato “Avere un’adolescenza da sfigati è l’unico modo per diventare intelligenti”, autoprodotto e passato agli amici, ma di quel libro sono rimasti qui sì e no meno di 100 tweet; il resto è tutta roba nuova e nuova è pure l’impostazione generale.
D: Perché hai cambiato titolo? A me piaceva di più quello sugli sfigati.
R: Il titolo non l’ho scelto io ma gli editor di Fazi, però devo dire che mi piace; certo è meno originale dell’altro ma quello era comunque troppo lungo e non permetteva di capire di cosa davvero parlasse il libro. E poi questo nuovo titolo cita Hemingway.