Il penumologo di Cartesio

Cartesio e le curveCartesio, lo sapete tutti, è stato uno dei più grandi pensatori dell’epoca moderna. Il suo cogito ergo sum ha affascinato filosofi e aspiranti tali, dimostrando che col solo ragionamento si poteva mettere in discussione davvero tutto, fino alle estreme conseguenze.

Non molti sanno, però, che purtroppo la fine di René Descartes fu meno gloriosa della sua vita e delle sue scoperte filosofiche e matematiche (gli assi cartesiani, do you remember?): invitato dalla regina Cristina di Svezia a Stoccolma, morì poco dopo essere giunto nella Venezia del nord per una polmonite, anche a causa delle levatacce che la regina gli imponeva. Per la rubrica che tengo sul blog di Fazi, ho provato oggi a descrivere come doveva vederlo, di conseguenza, il suo pneumologo.

 

Quello che i filosofi non dicono
(siamo così, dolcemente complicati)

Il penumologo di Cartesio

«Dite trentatré».
«Non lo so… Devo proprio?».
«Certo. Su, dite trentatré».
«E va bene: trentatré».
«Vedete? Era facile. Come mai tutti questi problemi?».
«Ma niente, dottore. Sarebbe troppo lungo da spiegare».
«Ho tempo. Raccontatemi».
«Vedete, i numeri…».
«I numeri?».
«Dico: i numeri sono così ingannevoli».
«Ingannevoli? Ma, scusate, non siete un matematico, voi?».
«Già».
«E pensate che i numeri siano ingannevoli?».
«Non sempre. Fino all’altro giorno mi fidavo molto dei numeri. Ma poi ci sono questi sogni…».
«Quali sogni?».
«Eh, sapeste, dottore. Da qualche anno faccio sogni strani».
«Potrebbe essere un problema medico. Cosa sognate? Mostri, assurdità… donne?».
«Metodi filosofici».
«Ah, è più grave di quel che sembra, allora».

[continua su Le Meraviglie]
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