La moglie di Socrate

Socrate si prepara al lancio della brocca di SantippeSocrate lo conoscete – o dovreste conoscerlo – tutti: considerato uno dei padri della filosofia greca e più in generale del pensiero occidentale, fu maestro di Platone, che ne fu anche il principale biografo. Operò nella Atene che era ormai diventata la principale polis della Grecia e subì un celeberrimo processo per empietà che si concluse, dopo qualche colpo di scena, con la sua condanna a morte, condanna che eseguì egli stesso suicidandosi con la cicuta.

Non tutti sanno, però, che Socrate aveva una moglie di nome Santippe, che la tradizione ci presenta come una donna bisbetica e brontolona, tipico esempio di quelle mogli che tormentano gli uomini di genio. A me sembra, però, che questo filone non renda giustizia alla povera sposa di Socrate: che, ammesso che fosse proprio una “rompiscatole”, conoscendo Socrate aveva tutti i motivi per sfogarsi un po’. Su quest’idea ho costruito la mia solita storiella per il blog del mio editore.

 

Quello che i filosofi non dicono
(siamo così, dolcemente complicati)

La moglie di Socrate

Diceva mia madre: «Santippe, mia cara, prima o poi dovrai prendere marito». E io: «Mamma, come diceva quel tale: c’è sempre tempo». «Occhio, che arriverà anche il momento in cui di tempo non ce ne sarà più».
E io rimandavo, ma sotto sotto sapevo che prima o poi avrei dovuto farla contenta, avrei dovuto davvero prendere marito.

Il fatto era che non è mai facile scegliere un compagno di vita. Ci sono certi tipacci, in giro… E poi, chi lo sa? Meglio giovane o anziano? Ricco o povero? Ambizioso o devoto alla famiglia?

Mia madre, per dire, un partito me l’aveva anche trovato. Aristofane, si chiamava. Scriveva commedie, che è un mestiere a mio giudizio abbastanza meschino: prendere in giro la gente per campare non mi sembrava il massimo, nella vita.
No, io volevo un uomo che fosse importante, amico dei potenti, con tante ricche famiglie disposte a mantenerlo. Proprio quando diedi queste indicazioni a mia madre fu lei che – per la verità forse un po’ esasperata – mi condusse dall’uomo che sarebbe diventato il mio consorte: «Vuoi un uomo che conosce Alcibiade e Crizia? Un uomo che ha un sacco di allievi ricchissimi che non vedono l’ora di mantenerlo? Un uomo che è noto in tutta Atene? Eccotelo. Si chiama Socrate, ed è scapolo».

[continua su Le Meraviglie]
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