Qualche giorno fa su Rai 3 è andata in onda una puntata di Presa Diretta, il programma giornalistico condotto da Riccardo Iacona, dedicata alla riforma della scuola varata dal governo Renzi. Su Whatsapp – prima, dopo e durante la messa in onda – mi sono arrivati alcuni messaggi provenienti di insegnanti, catene di cui non si conosce il creatore. Il più significativo è questo, che vi riporto per intero e senza correzioni.
Vi giro ciò che mi è stato invitato: La situazione e’ abominevole! Rivoluzione!!! Stanno finalmente riuscendo a sferzare il colp o mortale alla scuola pubblica italiana e come al solito x la nostra indifferenza l’avranno vinta!
Una fra tutte: istituiranno un sistema meritocratico, ke sostituira’ gli scatti d anzianita’, basato su crediti acquisiti con corsi d formazione o attività svolte a scuola attraverso le quali lo stato avra’ il suo tornaconto! Peraltro nn avranno diritto triennalm tutti coloro k avranno maturato anke con sacrificio i crediti ma solo IL 66% degli aventi diritto con criteri d selezione attualmente poco chiari!!! TIPO LOTTERIA!
Inoltre, poiche’ noi docenti percepiamo stipendio anke in giorni d “vacanza” ci troveremo in debito orario con lo stato x cui dovremo,durante l’anno, RESTITUIRE qste ore con attivita’ pomeridiane o extradidattiche, oppure con le supplenze e si parla anke d supplenze da svolgere nn nella propria sede d servizio ma su una “rete d scuole” tra loro collegate!
Praticamente NON ESISTE PIU’IL CONTRATTO COLLETTIVO NAZIONALE DI LAVORO k tnt ormai nn viene rinnovato dal 2009!!!
Vi prego non rimaniamo indifferenti, siamo tutti coinvolti, noi insegnanti per primi e se nn ci battiami noi x difenderci nn lo fara’ certo qualcun altro x noi!
Tutto sta partendo da questo referendum on-line sulla Buona scuola di Renzi, al quale a qnto pare stanno partecipando in pochissimi e pertanto la normativa consentira’ il silenzio-assenso portando ad attuare tutto ENTRO IL PRIMO SETTEMBRE 2015!!!
partecipate al referendum on- line, informatevi con gli insegnanti e i sindacati e diffondete il messaggio su fb o whatsapp,. ne va della ns intera vita lavorativa, dei sacrifici gia’ fatti e dell’assoluta indifferenza dalle alte sfere nei confronti delle battaglie e delle lotte fatte fino ad oggi x i ns diritti contrattuali!
Stanno giocando col futuro di tutti gli italiani!
Solo x dirvi qnto il sistema e’ marcio, nel referendum sulla Buona Scuola si evince il reddito annuo dei docenti: € 33.000!!!! Ma solo in piccolissimo e’ scritto ke si tratta del reddito al lordo dello a Stato cioe’ e’ quello k noi costiamo allo Stato ma nn si specifica k poi una grande fetta d qsto allo Stato torna con tutte le tasse e i contributi ke paghiamo!!! Immaginate la faccia del cittadino medio che legge k noi docenti percepiamo €33.000 euro annui e nn lavoriamo a Pasqua, Natale e luglio e poi ci lamentiamo!!!
Ragazzi, a voi le dovute conclusioni!
Mi è stata inviata, diffondete
Ecco, a me un messaggio che inizia con “Rivoluzione” seguito da tre punti esclamativi fa già venire l’orticaria. Se poi trovo un’infinità di “k”, di “x”, di altri punti esclamativi, di apostrofi usati al posto degli accenti, di maiuscoletti mi vien voglia di dire: se davvero vogliono distruggere la scuola italiana, forse fanno bene.
Perché la riforma di Renzi in realtà è difficile da giudicare a priori: certe linee di principio sono sacrosante, altre contestabili, ma il punto cardine sarà vedere come queste linee verranno messe in atto. E quello potremo giudicarlo solo tra qualche tempo, se vogliamo essere intellettualmente onesti.
Ma la scuola non la sta uccidendo Renzi, come non l’hanno uccisa i ministri precedenti (e nemmeno la Gelmini, permettetemi di dire). Perché la scuola italiana si è uccisa da sola, molto tempo fa. Suicidata. E la pistola fumante, bisogna dirlo, l’abbiamo in mano noi insegnanti.
Siamo stati noi ad ammazzare la scuola, quando abbiamo chiesto ed ottenuto concorsi riservati per immettere in ruolo gente che non aveva i titoli e le capacità per essere immessa in ruolo; siamo stati noi ad ammazzarla quando abbiamo preteso di insegnare senza esserne capaci; siamo stati noi ad ucciderla quando siamo andati ai Consigli di Classe armati di un giornale o di una rivista da leggerci per passare il tempo; siamo stati noi ad ammazzarla quando abbiamo giudicato con sufficienza e fastidio i nostri alunni; siamo stati noi ad ucciderla quando ci siamo finti malati, stando a casa perché non avevamo voglia di lavorare; siamo stati noi ad ammazzarla quando siamo diventati dei lamentosi e pigri perdigiorno.
Stipendio a parte, siamo dei privilegiati, e prima o poi bisognerà pur ammetterlo: lavoriamo perlopiù solo di mattina, per cinque giorni a settimana, e siamo a casa a Natale, a Capodanno, durante le lunghe estati italiane. Certo, ci pagano poco. Ma guardiamoci: molti di noi, fuori dalla scuola, non avrebbero mai trovato lavoro. E non pensate alla disoccupazione di oggi: molti di noi non avrebbero trovato lavoro nemmeno venti o trent’anni fa, perché siamo inetti, incapaci, a volte anche paranoici.
È chiaro che non siamo tutti così: ci sono anche insegnanti bravissimi, motivati, che si portano il lavoro a casa, che cercano di migliorare di anno in anno. Ma ogni italiano che è stato studente sa che per un bravo insegnante ce n’è sempre uno mediocre o pessimo, che per un docente capace ce n’è sempre uno incapace.
E allora di cosa ci lamentiamo? “Istituiranno un sistema meritocratico”, si dice nel messaggio, come se fosse il peggiore dei mali; e invece magari lo facessero davvero! “Dovremo restituire le ore in cui non lavoriamo ma per le quali percepiamo uno stipendio”: e anche in questo, che male ci sarebbe?
Il fatto è questo: nessun governo, neppure il peggiore dei governi, può riuscire ad intaccare la scuola, se la scuola funziona bene. Vale anche il viceversa: nemmeno il migliore dei governi può salvare la scuola, se la scuola non funziona bene. E allora, se vogliamo fare la rivoluzione, iniziamo a rivoluzionare il modo in cui ci comportiamo sul nostro posto di lavoro, il modo in cui insegniamo e, perché no, anche il modo in cui scriviamo messaggi su Whatsapp; magari usando il “che” invece della “k” e il “per” invece della “x”. Si comincia sempre dalle piccole cose.