L’amico di penna di Epicuro

Il postino di EpicuroEpicuro fu un grande filosofo dell’ellenismo, autore di varie opere. Le fonti principali che usiamo per conoscere il suo pensiero, però, sono essenzialmente tre lettere che scrisse ad alcuni amici su temi molto particolari: a Meneceo parlò di felicità, a Erodoto parlò di fisica, a Pitocle di eclissi e teorie astronomiche.

Nessuno si è mai chiesto, però, come questi destinatari di lettere accogliessero le missive del grande filosofo. Io l’ho fatto nel mio solito articolo settimanale per il blog “Le Meraviglie” di Fazi.

 

Quello che i filosofi non dicono
(siamo così, dolcemente complicati)

L’amico di penna di Epicuro

Io ho un maestro molto moderno, e forse dovrei esserne contento. Di sicuro, da qualche parte nel mondo c’è qualcuno che pagherebbe parecchio, pur di avere un maestro come il mio. Però a me tutta ‘sta modernità non è che piaccia poi così tanto.

Sì, perché il mio maestro ha sempre un sacco di idee, di innovazioni, e la maggior parte sono una vera e propria rottura. Io vorrei che mi facesse una lezione normale, tranquilla… un po’ d’Iliade, un po’ d’Odissea… le solite cose. E invece no, lui deve fare lo splendido, mi dice sempre: «Guarda che in Grecia fanno così, guarda che in Persia fanno cosà». E perciò dobbiamo sempre imitare i greci e i persiani, come se noi abitanti della Palude Padana avessimo qualcosa da invidiare a ‘sta gente. Chi sono, ‘sti greci? Chi si credono di essere? Credono di poterci venire a colonizzare? “Padroni a casa nostra!”, dico sempre al mio maestro, e lui risponde dandomi tutta una serie di scappellotti.
[continua su Le Meraviglie]

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