L’orologiaio di Kant

Kant pronto per la passeggiataIn molti, nel corso dei secoli, hanno provato a chiedersi come doveva essere Immanuel Kant fuori dal suo studio, nella vita di tutti i giorni. I suoi allievi riferiscono che da giovane era un uomo spiritoso e affabile, ma alcuni suoi scritti minori lasciano pensare che fosse piuttosto schivo, soprattutto con le donne.

La leggenda, poi, ci narra che fosse così metodico e puntuale che gli abitanti della sua città, Königsberg, regolassero l’orologio al suo passaggio. Ma come doveva sentirsi l’orologiaio cittadino? Questo non se lo è mai chiesto nessuno, e ho provato a rispondere io in un nuovo racconto pubblicato proprio oggi sul blog “Le Meraviglie” di Fazi. Ecco un’anticipazione e il link per leggere l’articolo completo.

 

Quello che i filosofi non dicono
(siamo così, dolcemente complicati)

L’orologiaio di Kant

Nuovo giorno, nuovo cliente insoddisfatto. A volte mi chiedo chi me l’abbia fatto fare di continuare il mestiere di mio padre: io, decisamente, non ci sono portato.
Lui sì che era un orologiaio coi fiocchi: in tutta la mia vita non ho mai visto un cliente lamentarsi.
Con me invece è un continuo «Questo cipollotto non tiene bene l’ora», «Il nuovo orologio che mi hai venduto rimane sempre indietro», «Ma che svizzero è se non sa fare i meccanismi di precisione?». Che poi, la mia famiglia vive a Königsberg da cinque generazioni: non so neanche dove stia sulla cartina geografica, la Svizzera.
[continua su Le Meraviglie]

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