La giornata tipo di Alessandro Bernardi era così strutturata:
ore 7:48 – Risveglio causato dal vecchio vicino di casa, il signor Mancuso, che, invariabilmente, che fosse estate o inverno, freddo o caldo, a quell’ora si metteva a fare lavori in giardino con armamentari responsabili di gran parte dell’inquinamento acustico cittadino (falciatrici, motoseghe, una volta perfino un martello pneumatico che si diceva avesse comprato di contrabbando dalla Cina grazie a internet);
ore 7:55 – Imprecazioni assortite alla finestra contro il signor Mancuso, il quale, assordato dai suoi stessi strumenti, rispondeva con grandi saluti e grandi sorrisi, urlando: «Buona giornata anche a te, Alessandro!»;
ore 7:59 – Primo giro in bagno a domandarsi il senso della propria vita e ad elaborare un piano per l’eliminazione fisica del Mancuso;
ore 8:06 – Discorso commosso della madre sull’importanza di continuare a cercare lavoro nonostante la crisi economica e contro questa classe dirigente che non tiene conto delle necessità dei giovani;
ore 8:11 – Discorso un po’ meno commosso del padre, più o meno sugli stessi temi e comunque riassumibile in una frase: «Quand’è che ti trovi un lavoro e ti levi dai coglioni?»;
ore 8:16 – Colazione con un caffè in cui c’è sempre o troppo zucchero o troppo poco zucchero;
ore 8:25 – Accensione del vecchio computer con Windows Xp;
ore 8:29 – Porno;
ore 8:45 – Porno;
ore 9:37 – Porno;
ore 9:51 – Secondo discorso commosso della madre che il giovane fa finta di ascoltare mentre in realtà sta ancora guardando del porno;
ore 10:24 – Secondo giro in bagno; notare che per il momento il Bernardi è ancora in pigiama d’inverno (pigiama con vistosi buchi sul fondoschiena dei pantaloni), o in calzini, boxer e canotta in estate;
ore 10:36 – Qualche minuto allo specchio, a contemplare la barba sfatta che dà l’impressione di uomo rude anche se, secondo il padre, dà piuttosto l’impressione del coglione;
ore 10:40 – Conversazione su WhatsApp con un gruppo di amici per organizzare una partita di calcetto in una delle prossime serate, partita che però poi salterà all’ultimo momento per la defezione di uno di quelli che per primi avevano dato l’assenso;
ore 10:47 – Ricerca su Facebook di qualche bella ragazza a cui commentare i selfie scattati in bagno;
ore 11:25 – Sette nuove richieste di amicizia lasciate a belle ragazze italiane e straniere sempre su Facebook, ben sapendo che mediamente ne viene accettata appunto una su sette;
ore 11:59 – Lavaggio dei denti, vestizione e pettinatura per aspettare la postina carina;
ore 12:30 – Pranzo, con terzo discorso commosso della madre che il giovane ignora, prestando maggior attenzione ad Antonella Clerici in tv;
ore 12:49 – Rutto liberatorio con annesse scuse alla madre;
ore 13:01 – Solita spiegazione dovuta al padre per dire che le ore mattutine passate al PC servivano per inviare il curriculum ad aziende qualificate al di fuori della provincia;
ore 13:17 – Pennichella;
ore 14:50 – Porno;
ore 15:12 – Conversazione col padre per chiedergli di prendere Sky, perché «a volte chi cerca lavoro ha anche bisogno di distrarsi, magari con un po’ di sport»; il padre gli risponde ricordandogli il discorso delle 8:11;
ore 15:30 – Uscita per recarsi al bar, dove legge la Gazzetta dello Sport, vede un po’ di tv a sbafo e discute con qualche amico del più e del meno;
ore 19:36 – Rientro a casa;
ore 19:45 – Cena;
ore 20:30 – Striscia la notizia;
ore 21:00 – Programma tv, con preferenza per sport, reality, varietà con ragazze poco vestite;
ore 23:30 – Porno;
ore 24:04 – Porno;
ore 24:11 – Sonnellino sul PC;
ore 24:30 – Ultimo discorso commosso della madre mentre lo invita a dormire almeno sul letto;
ore 24:31 – Sonno.
La giornata era così strutturata almeno fino al fatidico giorno di inizio settembre in cui suonò il telefono di casa Bernardi. Rispose la madre di Alessandro, che immediatamente lo chiamò.
– Ale, è per te.
Seguirono imprecazioni varie di Alessandro, che in quel momento era immerso nella terza sessione mattutina di pornografia via web.
– Pronto?
– Pronto? Alessandro Bernardi?
– Sì, chi parla?
– Chiamo dall’Ufficio Scolastico Provinciale. Finalmente l’abbiamo trovata. Abbiamo dovuto scandagliare tutto l’elenco del telefono, ma ce l’abbiamo fatta…
– L’Ufficio Scolastico?
Nella mente di Alessandro, d’improvviso, si affollarono una serie di immagini del suo esame di Terza Media, l’unico sostenuto prima dell’abbandono scolastico, e di come fosse riuscito a copiare durante la prova di matematica. Che se ne fossero accorti? Che avessero scoperto – a distanza di così tanti anni – che aveva copiato e che adesso volessero togliergli anche l’unico titolo di studio che poteva esibire nei colloqui di lavoro?
– Sì, sa, per la delega…
– Ah, certo – dare sempre ragione al proprio interlocutore era da tempo l’unico modo che il Bernardi aveva trovato per sopravvivere in ogni circostanza.
– Probabilmente aveva sbagliato a scrivere il numero di cellulare nella domanda, perché risulta inesistente. Ma finalmente l’abbiamo trovata. Ecco, allora, le devo comunicare che ha avuto l’incarico completo al Liceo Classico Brugnoli. Io adesso comunico loro di averla trovata, lei poi si presenti domani per prendere servizio, ok?
– O-ok.
Non si ricordava, il nostro, di aver mai fatto domanda per un posto da bidello, ma evidentemente c’era un qualche meccanismo che faceva sì che i disoccupati cronici venissero messi di peso nelle liste di collocamento per i collaboratori scolastici. Non c’era altra spiegazione, pensò Alessandro mentre tornava, ancora in boxer e calzini, verso la sua postazione internet.
In fondo, poteva essere la sua occasione d’oro: aveva bene impressa nella sua memoria la figura di un bidello delle Medie, tale Mario, che, in quanto mezzo matto, non faceva nulla dalla mattina alla sera. Le altre bidelle pulivano i corridoi e le aule, portavano le circolari, facevano le fotocopie, ma lui – proprio in virtù del fatto che gli mancava qualche rotella – se ne stava sempre bello e placido sulla sua sedia a ridere e scherzare con alunni. Non era un cattivo modo per guadagnarsi da vivere. Tutto stava nel fingersi un po’ scemo, cosa in cui Alessandro Bernardi era un vero specialista.
La mattina dopo, verso le 10, si presentò al Liceo Classico Brugnoli.
L’edificio pareva deserto perché, gli venne in mente mentre faceva le scale, le scuole effettivamente dovevano ancora cominciare. Non c’erano nemmeno bidelli, e questo un po’ lo preoccupò: per fare il fancazzista aveva bisogno almeno di qualche collega che lavorasse al posto suo. Essere l’unico bidello di tutta la scuola poteva rivelarsi un bel problema.
Bussò a una porta.
– Scusi? – chiese, aprendo.
– Sì, prego, avanti. Lei è…?
– Alessandro Bernardi. Mi hanno chiamato ieri dall’Ufficio Scolastico…
– Ah, il famoso Bernardi! Non sa quanto l’abbiamo cercata, professore!
Professore! Non sapeva se voleva dire che i bidelli, lì, li trattavano proprio bene o se lo stessero in qualche modo prendendo in giro.
– Mi chiami pure Alessandro…
– Prego, si accomodi su quella sedia ché ora tiro fuori tutte le carte per la presa di servizio. Ma dov’era finito?
– Dov’ero finito?
– Dico, in questi giorni… Era dal 30 agosto che la stavamo cercando sia noi, sia il Provveditorato…
– Un ricercato!
– Appunto! E dove stava?
– Oh, ma io ero a casa. Sto sempre a casa. Era l’Ufficio, credo, che aveva un numero di telefono sbagliato.
– Ma tu guarda, siamo nell’era di internet e dei cellulari e ancora succedono cose di questo genere. Ma guardi, quelli del Provveditorato ne fanno di tutti i colori, la sua faccenda non è nemmeno la peggiore. Ecco, guardi, questa è la presa di servizio: me la deve compilare tutta. L’anno scorso dov’era?
– L’anno scorso? – questi, pensò Alessandro, sembravano voler sapere ogni suo spostamento.
– Sì. Sa, per i documenti.
– Be’, ero… ero a casa, in genere. Non sono uno che si sposta molto.
– Ah, non aveva avuto l’incarico?
– No, l’anno scorso no.
– E l’ultima scuola in cui è stato?
– Be’, la… Scuola Media Duse, anche se è passato tanto di quel tempo…
– Speriamo abbiano i suoi dati già a sistema, altrimenti le toccherà compilarmi una serie di altre carte.
Dati già a sistema? Cioè avevano intenzione di andare a spulciare le pagelle di quando era alle Medie, con quei voti imbarazzanti?
– Ma guardi che per me non è un problema compilarle delle carte.
– Sul serio?
– Certo, se posso farle risparmiare un po’ di tempo – ed evitarle di scoprire i vecchi voti, pensò Alessandro.
– Bene, bene. Allora, eccole tutto il malloppo – gli disse la segretaria, consegnandogli una pila di circa dodici moduli. – Ah, e prima che me ne dimentichi: mi hanno detto di darle l’orario provvisorio della prima settimana. Eccolo. I moduli può riportarmeli anche il primo giorno di scuola, non c’è fretta.
Alessandro Bernardi se ne uscì da scuola tutto soddisfatto, contento di aver gabbato l’istituzione scolastica. Una felicità che gli si sciolse in bocca qualche ora dopo, quando diede un’occhiata all’orario di servizio: cosa voleva dire che avrebbe dovuto insegnare latino in I liceo?