Vi sarà capitato di certo spessissimo di leggere degli articoli dei quotidiani online. Non so, però, se avete mai provato a leggere i commenti che – mi dispiace dirlo, ma disgraziatamente – vengono scritti in calce dai lettori, registrati o no che siano al sito.
La casistica è ampia e variegata, ma mi permetto di semplificare individuando alcuni personaggi-tipo.
Il bipolare
Un buon 30% dei commenti è ascrivibile a quello che io chiamo Il bipolare, una persona evidentemente con problemi di doppia personalità: da un lato, infatti, legge tutte le notizie più insulse delle edizioni online dei giornali, dal gossip più becero ai reportage sui culi delle dive; dall’altro, non può esimersi da commentare ognuno di questi articoli scrivendo cose del tipo «Il vostro giornale è diventato una merda da quando lasciate spazio a notizie come questa» o «Con tutte le cose importanti che ci sono da raccontare nel mondo, dovete perdere tempo a scrivere proprio di questo?». E tu – verrebbe da rispondergli – devi perdere tempo a leggere proprio questo?
Il razzista omofobo neonazista maschilista stronzo e che si lava pure poco
Non manca mai, sotto ad ogni articolo che si rispetti, il coglione di turno. Compare un articolo sugli immigrati morti mentre cercavano di sbarcare in Italia? Subito arriva anche il nostro personaggio, che si lancia in commenti del tipo «Se la sono cercata», o «Meglio in fondo al mare che sul sacro suolo italico». Viene picchiata o uccisa una donna? «È colpa loro, che non sanno più stare al loro posto», o «Un po’ di sberle non hanno mai fatto male a nessuno». Si suicida un ragazzino gay? «Evidentemente si sentiva in colpa per quello che era diventato», oppure «Frocio di merda». Insomma, di questi commenti ce n’è sempre parecchi e io spero tanto che sia sempre la stessa persona che passa la vita a riempire i siti mondiali di frasi idiote: almeno sarebbe uno solo. Ma credo sia una vana speranza.
Il virgolafobico
Si sa, il web è veloce. Lo dicono tutti: le notizie ci colpiscono in fretta, la lettura degli articoli è in realtà una rapida scorsa, anche la possibilità di commentare è immediata. Sarà per questo che, in questi anni, ha fatto la sua comparsa non solo nei commenti dei quotidiani ma un po’ il tutto web una nuova forma di fobia: quella verso la virgola ed altri segni di punteggiatura. La prima vittima è stata indubbiamente il punto e virgola, che è stato cancellato come nelle peggiori faide etniche; poi, via via, il virgolafobico ha cominciato concentrarsi sulle virgole e sui punti, prendendoli uno alla volta; senza parlare poi di quello scempio che viene quotidianamente portato ai danni di accenti e apostrofi, che non rientrano tra i segni di punteggiatura ma vengono malmenati e violentati come se lo fossero. Ma attenzione: esistono vari stadi della malattia. Spesso la fobia per la virgola è lieve e può essere risolta grazie ad appositi terapeuti chiamati “insegnanti” o “libri di grammatica” (sconsigliamo però quelle infografiche da quattro soldi che girano per il web, che sono il corrispettivo dei medicinali comprati in Cina); nei casi più gravi, però, porta a problemi di comunicazione da non sottovalutare, tanto che dopo il commento di un vero virgolafobico in genere seguono dai 10 ai 15 commenti di persone che dicono «Non ho capito», «Impara l’italiano» o «La scuola italiana fa schifo».
L’aspirante sociologo alla Crepet
Questi commenti li individui subito, a colpo d’occhio, perché il sistema li comprime e per leggerli per intero devi cliccare un qualche pulsante per “espanderli”. L’aspirante sociologo, infatti, non si accontenta di dire la sua su un argomento, ma: a) vuole dire la sua su tutti gli argomenti, dalla crisi mediorientale all’ultimo video di Miley Cyrus, dall’allevamento delle mucche in Argentina al gol in fuorigioco della Juventus; b) la sua non è un’opinione, ma un trattato, visto che per parlare della già citata Juventus la prende un pelo larga e parte dal calcio fiorentino e dai Savoia, toccando Henry Ford, la guerra dei trent’anni e Dante Alighieri. Tra l’altro, man mano che si legge il suo commento par quasi di sentire il rumore della mano che l’aspirante sociologo si passa tra i capelli per sistemarsi il ciuffo, proprio come Paolo Crepet.
La persona di buon senso
Anche questa la individui subito, perché in genere non c’è.