Fare per fermare il calcio nella politica, o la politica nel calcio, non ricordo bene

[dropcap] I [/dropcap]eri sera, complice un turno di notte della moglie, ho approfondito la recentissima polemica tra Luigi Zingales e Oscar Giannino, due dei fondatori di Fare per fermare il declino, movimento politico molto apprezzato sul web, dove mi sembra abbia raccolto una buona parte dei consensi di quell’elettorato giovane e colto che anni fa si affidava a Grillo e pochi mesi fa a Renzi.

Vi riassumo, brevemente, i termini della questione: Zingales, economista italiano che insegna alla prestigiosa Booth School of Business di Chicago, è uscito dal movimento che ha contribuito a fondare ad appena 6 giorni dal voto, e l’ha fatto sbattendo la porta. Il motivo è il fatto che Giannino, il leader di quello stesso movimento, abbia pubblicamente mentito sulle proprie credenziali accademiche, vantando di aver conseguito un master proprio alla Booth quando probabilmente non ha neppure una delle due lauree che solitamente gli vengono attribuite. Giannino ha cercato di chiarire la questione parlando di un equivoco, ma a Zingales non è bastato ed ha lasciato il movimento.

Non voglio entrare nella polemica, non m’importa niente – almeno qui, almeno ora – di capire se abbia ragione Zingales o se l’abbia Giannino; m’interessano però le dinamiche che si sono innestate. Le questioni sono tante, ma ne sottolineo due: una gnoseologica, o al limite anche filologica; l’altra politica.

Partiamo da quella gnoseologica, cioè da come le false notizie su internet possano essere considerate più affidabili di quelle vere anche da fonti autorevoli. Date un’occhiata qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:Oscar_Giannino#laurea. È la pagina di Wikipedia in cui i contributori dell’enciclopedia online discutono sulle varie modifiche alla pagina dedicata ad Oscar Giannino. In particolare, vi ho linkato la parte in cui si parla dei titoli accademici. Non conosco le persone coinvolte, ma ho letto con grandissimo interesse quanto hanno scritto in una discussione che prende avvio addirittura nel 2011 e arriva ai fatti di oggi. Vi segnalo i passaggi più importanti, per sintetizzare:

Bisognerebbe sapere in quale università si è laureato in economia, per poter verificare se lo è effettivamente. Non so se sia corretto lasciare nella voce la laurea in economia insieme a quella in giurisprudenza, perchè secondo Oriettaxx il sito dell’istituto Bruno Leoni si è dimostrato inattendibile riguardo al diploma alla Chicago Booth e mi chiedo se una fonte che si è dimostrata inattendibile per un’informazione possa essere considerata attendibile riguardo ad un’altra informazione. Se Oriettaxx postasse in questa discussione la mail di risposta della Booth penso che almeno rispetto al diploma non ci sarebbero più dubbi. (slangava, ottobre 2011)

Riporto di seguito lo scambio di mail ricevuto con la Booth, come chiede slangava […] (ma non vi nascondo mi sembri una cosa un po’ esagerata chiedermi di fare copia incolla dalla mia casella postale: anzichè chiedere la fonte di una frase a chi la scrive e sostiene, viene chiesto a me la fonte! Allora domani scrivo che sono la madonna vergine e spetterà a voi dimostrare che non sono tale!) (Oriettaxx, ottobre 2011)

[…] Non nascondo che dal punto di vista wikipediano è una situazione un po’ anomala: le voci di WP devono essere basate su fonti attendibili e pubblicate. Delle email mandate/ricevute dai wikipediani ovviamente non sono fonti “pubblicate”, ma possono essere usate per dimostrare che una determinata fonte non può essere ritenuta attendibile? (Jaquen, ottobre 2011)

A me sembra il classico caso di terra piatta vs terra rotonda: magari ha pure ragione Oriettaxx, ma se gli addetti ai lavori sono convinti che la terra è piatta, Wikipedia dovrebbe dire che la terra è piatta. O almeno così mi pare si sia sempre fatto. (Tobuto, gennaio 2013)

Sentite, io rimetto il diploma alla Booth fontato con l’Istituto Bruno Leoni e le parole dello stesso Giannino. Quando uscirà una fonte secondaria enciclopedica che smentisce ufficialmente Giannino ne riparleremo. Nel frattempo siete pregati di smetterla di fare i giornalisti d’inchiesta e tornare a compilare un’enciclopedia. (ancora Tobuto, 8 febbraio 2013)

una fonte deve essere esterna, se se lo dice lui da solo, non vale come fonte su wiki. (Popop, 9 febbraio 2013)

Oriettaxx, devi renderti conto che sei l’unica persona sul web che sostiene che Giannino non abbia questo benedetto diploma; e non sei una fonte attendibile per definizione. Invece l’IBL sostiene che ce l’abbia ed è una fonte attendibile. Se e quando uscirà un comunicato ufficiale della Booth che dirà che Giannino non ha nessuna laurea o qualche giornalista si occuperà della cosa potrai portare la fonte e dire che non è vero. Nel frattempo, mi sembra che la soluzione di compromesso di lasciare che ha preso il diploma, con le fonti dell’IBL e delle sue stesse parole, e il senza fonte, sia la cosa migliore. Magari possiamo cambiare il modo di presentare l’informazione in qualcosa tipo “sul suo curriculum sul sito dell’Istituto Bruno Leoni è riportato un diploma della Booth” e lasciare al lettore il giudizio sull’attendibilità di questa fonte. Ma presentare l’informazione come falsa (e Giannino come un bugiardo, tra l’altro) perché smentita da qualcosa che non è una fonte verificabile no, grazie. (Tobuto, 10 febbraio 2013)

Comunque, a me sta cosa m’ha stufato… volete conservarvi la bufala, e tenetevela… bel servizio comunque, siamo in campagna elettorale, ci saranno molte persone che cercheranno info in questa voce secondo me proprio per avere informazioni verificate, e non dei copia incolla di altri siti (Oriettaxx, 11 febbraio 2013)

Ovviamente non si può pretendere che la Booth pubblichi l’elenco esaustivo di tutti quelli che hanno preso un diploma da loro, e meno che mai, lo dico come paradosso, l’elenco di tutti quelli che NON l’hanno preso! Purtroppo un’affermazione apparentemente fantasiosa è più facile da dimostrare, se vera, che da negare, se falsa. (Oriettaxx? [non c’è la firma, credo Wikipedia la attribuisca all’autore del messaggio precedente], 12 febbraio 2013)

Trovo corrette le tue considerazioni, fondamentalmente è come hai scritto tu: un’affermazione apparentemente fantasiosa è più facile da dimostrare, se vera, che da negare, se falsa. Detto questo,a differenza di Orietta, io credo che una sua video-intervista dove dice di aver conseguito un master alla Booth sia più attendibile di un suo curriculum riportato sul sito dell’istituto Bruno Leoni, per il semplice fatto che se il master si dimostrasse falso dovrebbe rispondere di aver mentito in prima persona. Riguardo alle polemiche correnti a me sembra che gli unici che si siano presi la briga di andare a verificare siano qui su wikipedia, non mi sembra che la cosa interessi o abbia interessato giornali/giornalisti. Purtroppo fino a che qualcun’altro oltre agli utenti di wikipedia non andrà a verificare siamo bloccati in questo limbo. (slangava, 15 febbraio 2013)

A quanto pare altri oltre a me si incazzano per millantati titoli di studio http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/18/zingales-lascio-giannino-ha-mentito-su-credenziali-accademiche/504073/ (Oriettaxx, 18 febbraio 2013)

E questo è un primo, interessantissimo, punto: le falle del sistema (di Wikipedia ma di molte altre fonti di informazioni sul web) permetterebbero, quindi, a qualsiasi persona con un minimo di furbizia di millantare un master o un titolo di studio all’estero, farlo scrivere su un curriculum da un sito amico e aspettare poi che l’informazione si propaghi di sito in sito, fino a diventare sicura e certa per il semplice fatto di essere citata in centinaia di fonti (che ovviamente non si sono prese la briga di controllare la veridicità di quanto scrivono). La superficialità nel riportare una notizia – o peggio ancora il lavarsene le mani, della veridicità, come sostengono alcuni dei wikipediani – rende automaticamente vera una notizia che in partenza era falsa. Umberto Eco, su una questione del genere, potrebbe scriverci come minimo un paio di saggi.

La seconda questione, legata all’affaire-Giannino, è più squisitamente politica. Dopo aver letto a lungo le polemiche su Wikipedia, sono capitato, seguendo link qua e là, alla pagina Facebook di Zingales, e in particolare a questo post: https://www.facebook.com/luigi.zingales/posts/580212578657688.

Al di là delle parole e delle decisioni di Zingales, che si possono condividere o meno, mi sono soffermato sui numerosissimi commenti alle sue dichiarazioni (più di 2.000, al momento in cui scrivo) lasciati perlopiù da sostenitori di Fare per fermare il declino.

Direi che si possono raccogliere, con leggerissime variazioni, in tre gruppi:

  1. quelli che dicono: “Quanto ti ha pagato Berlusconi per creare questo casino a 5 giorni dal voto?”, “Che tornaconto hai a far naufragare il nostro movimento?”, “Sei uno *****” e via così. Sono nettamente la maggioranza, a occhio e croce direi attorno al 60% del totale (ma sono stime indicative, mica li ho letti tutti e 2.000);
  2. quelli che dicono: “Ok, Zingales, Giannino ha fatto una cazzata, ma ti pare creare tutto ‘sto casino a pochi giorni dal voto per una pecca di così poco conto?”. Io questi li stimo attorno al 25% del totale;
  3. quelli che dicono: “Zingales ha ragione, dobbiamo pretendere onestà a tutti i livelli, altrimenti non siamo migliori degli altri”. Pochi, isolati, intimoriti dalla veemenza degli altri, mi sembra che con questi siamo attorno al 15%.

Ora, io non so se Zingales fosse in buona o in cattiva fede, se sia stato esagerato nel suo rigore e abbia in questo modo condannato il movimento che ha contribuito a creare. Non lo so perché lo conosco molto superficialmente, ho letto qualche suo articolo qua e là ma non sono minimamente in grado di giudicare la persona, la sua lealtà, i suoi interessi, i suoi fini. La cosa m’interessa anche poco.

Dico però che han smaccatamente ragione quelli del terzo gruppo, al di là delle dietrologie e degli esiti che questa polemica avrà sul voto: hanno ragione quelli che si son trovati d’accordo con le parole di Zingales. Sono anni che chiediamo onestà ai politici, che li accusiamo di essere una casta di bugiardi, di affaristi, di intrallazzatori, ed è logico che queste proteste e accuse non possiamo rivolgerle solo ad alcuni e non a tutti. È chiaro che dire di avere un master non è grave quanto incassare tangenti di milioni di euro o fare accordi con organizzazioni criminose, ma non è questo il punto: mentire in campagna elettorale è sempre sbagliato, perché significa ingannare gli elettori per ottenere maggior consenso. È come dire che si toglierà l’IMU quando non si ha realmente intenzione di farlo: significa imbrogliare la gente. In Germania abbiamo avuto ministri che, per questioni molto simili (tesi di laurea o di dottorato copiate), si sono dovuti dimettere dalle loro cariche, e quando l’hanno fatto abbiamo applaudito a questi paesi nordici e rigorosi, in cui vige la ferrea onestà; e poi siamo pronti a fare dietrofront immediato su tutte queste questioni di principio appena è il nostro leader di riferimento a cadere in fallo, a farsi trovare con le mani nella marmellata.

Perché, vedete, il problema non è l’onestà dei politici. Non è nemmeno completamente, come diceva Bisio a Sanremo, l’onestà di noi italiani, perché molti di quelli che scrivono a favore di Giannino sono italiani onestissimi, ne sono certo. Il problema è che ai nostri leader noi perdoniamo tutto, perdoniamo troppo, perdoniamo molto di più di quanto perdoniamo a noi stessi. Gli elettori di Berlusconi perdonano al loro candidato tutte le debolezze e i vizi (ivi comprese le bugie) che ben conosciamo, così come gli elettori del PD perdonano al loro partito gli intrallazzi con le banche, i cassieri fraudolenti, le inchieste, così come i grillini perdonano a Grillo questo stile un po’ ducesco e le promesse esagerate che tanto non dovrà mai mantenere, così come i montiani perdonano al professore le sue alleanze con Fini e Casini eccetera eccetera. Ognuno perdona, e perdona troppo.

Perché perdona, mi chiederete? Semplice: perché ognuno di noi fa il tifo per il proprio leader o partito. Perché noi, in politica, non votiamo, ma tifiamo. Perché noi viviamo la politica come una partita di calcio, in cui non ci importa che la nostra squadra giochi bene o sia rispettosa dell’avversario, ma solo che vinca, con qualsiasi mezzo. Gli juventini non solo perdonano alla Juve anni e anni di scandali, ma li negano; gli interisti non solo perdonano al loro presidente di non capirci quasi nulla di calcio, ma lo innalzano a benefattore dell’umanità; i milanisti non solo perdonano al loro proprietario di averli sfruttati sempre per altre finalità, ma – almeno finché continua ad investire nella squadra – lo votano pure alle elezioni. E l’analogia potrebbe andare avanti ancora: non a caso, in Italia non si cambia mai schieramento politico, come non si cambia squadra del cuore (al massimo si fa lo sciopero del tifo, come ci si astiene alle elezioni); non a caso, si odiano gli elettori di altri partiti, come si odiano le tifoserie rivali; non a caso, ci si incazza col proprio leader solo quando si perde, mai quando si vince, e la caduta dei governi è sempre colpa di qualcun altro, in particolar modo degli arbitri.

Non so se Zingales, abituato da anni a vivere all’estero, abbia fatto proprio lo stile “nordico”, che invece guarda alla politica in maniera molto più distaccata e quindi giudica i politici per quello che fanno e non come l’asso della propria squadra di calcio, oppure sia solo l’ennesimo furbetto voltagabbana. Non lo so e, ripeto, non mi interessa. Ma il problema non è lui, e non è nemmeno Giannino: è il nostro modo di vivere la politica.

ps.: leggo solo ora che Giannino sta meditando un passo indietro e ha dato ragione a Zingales. Se porterà fino in fondo quanto detto, la cosa gli fa onore.

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