Qualche giorno fa mi sono lanciato a presentarvi i libri di storia che hanno contribuito a formarmi. Visto che l’articolo pare avervi interessati, vi proporrò da qui in poi qualche altra personalissima cinquina. La prima riguarda i libri (non gli albi, ma proprio i libri) a fumetti che, prima o dopo nella mia vita, mi hanno colpito in maniera indelebile. Come noterete, leggo fumetti da quando ero bambino, da quando cioè avevo un’età in cui era più facile rimanere stupefatti: e infatti tutte le scelte che bene o male ho effettuato riguardano libri che ho letto entro i 16 o 17 anni d’età.
1. I promessi sposi a fumetti
Diciamoci la verità: non c’è studente, in Italia, che ami I Promessi Sposi; e non, come vorrebbe Umberto Eco, perché il libro manzoniano viene imposto ad un’età in cui non si può gustare appieno il sapore delle descrizioni del lago di Como, ma semplicemente perché la storia di Renzo e Lucia è sempre stata grandemente sopravvalutata. Certo, Manzoni sapeva scrivere e metter dentro al suo racconto dei sapienti ritratti di varia umanità, ma la sua opera non può tenere il confronto con altri romanzi della nostra letteratura – penso a quelli di Svevo, di Verga, perfino del primo Pirandello – né tantomeno, per valore assoluto, coi nostri più importanti poeti.
Detto questo, la storia imbastita dal Manzoni prima o dopo bisogna imparare a conoscerla. Io ho avuto la fortuna di poterlo fare in anticipo rispetto ai miei coetanei perché quand’ero piccolo trovai questo volumetto – poi più volte ristampato – imbastito dalle Edizioni Paoline nell’ambito di un loro ampio progetto di riduzione dei classici della letteratura nella forma del fumetto. Scritto da Claudio Nizzi – poi creatore di Nick Raider e sceneggiatore per molti anni di Tex – e disegnato da Paolo Piffarerio, sostituto di Magnus sulle colonne di Alan Ford, l’adattamento è una piccola perla che riesce a far sembrare simpatica anche la storia di manzoniana memoria.
2. Trilogia della spada di ghiaccio
Da piccolo ero un lettore accanito di Topolino. A dire la verità – un po’ perché le storie sono belle e un po’ perché ho dei pupi che stanno continuando la tradizione – cerco di esserlo anche adesso, anche se alle vecchie storie sono particolarmente affezionato. Il volumetto disneyano che in vita mia penso d’aver letto di più credo sia la Trilogia della spada di ghiaccio che vedete qui di fianco, uno speciale che raccoglieva i primi tre capitoli (ai quali, anni dopo, se ne aggiunse un quarto) di una saga fantasy scritta e disegnata da Massimo De Vita nei primi anni ’80.
In quella storia, molto atipica per l’epoca e quindi ancora più straordinaria, Pippo e Topolino venivano trasportati in una dimensione parallela per liberare una valle dal pericoloso Principe delle Nebbie, un essere invisibile che indossa uno strano casco e che ha gettato nelle tenebre la vita di molti esseri fatati. Protagonista assoluto è Pippo, che con il suo celebre scetticismo davanti alla magia riesce a debellare ogni minaccia mandata dal terribile avversario. Forse il più bel fantasy a fumetti di ogni epoca, non solo in Italia, non solo nel mondo Disney.
3. Tutti gli incubi di Dylan Dog
Ero alle medie quando scoppiò il fenomeno Dylan Dog. Ogni ragazzino comprava il mensile della Bonelli, che in quei mesi era in edicola già da una manciata d’anni ma continuava ad aumentare la propria tiratura, diventando fenomeno di costume e dando origine a numerosi epigoni. Certo, alle medie gli elementi che ci spingevano all’acquisto dell’albo erano molti: l’horror trasgressivo, lo splatter, anche – ammettiamolo – le donnine nude che presenziavano immancabili in ogni numero. Io compravo ogni mese l’uscita mensile, la prima ristampa e la seconda ristampa, oltre agli speciali che la casa editrice mandava puntualmente in edicola; perché in quei mesi l’obiettivo primario era recuperare tutte le storie che mi ero perso fino a quel momento, che molti dicevano essere bellissime, addirittura più belle di quelle che uscivano ogni mese.
Fu così che mi capitò per le mani questo Oscar Mondadori che raccoglieva varie avventure dei primi numeri. Lo lessi fino allo sfinimento, fin quasi ad impararne a memoria i dialoghi, fino a consumarne la costoletta. C’erano L’alba dei morti viventi, la prima storia in assoluto; Jekyll!, disegnata da quel Corrado Roi che tanto mi affascinava; Golconda!, Inferni e soprattutto lei, la più bella di tutte, Memorie dall’Invisibile, ancora oggi il più bell’albo bonelliano che io abbia mai letto. Lì condensata c’era tutta la filosofia di Dylan Dog al suo massimo livello, delineata da Sclavi e messa su china da Giampiero Casertano; e la verità è che la serie dell’indagatore dell’incubo sarebbe potuta finire lì, perché mai nessuna storia sarebbe riuscita a rivaleggiare col capolavoro assoluto.
4. Maus
Dovevo essere alla fine delle medie quando lessi su qualche rivista di questo Maus, un fumetto che raccontava l’Olocausto come nessun altro prima aveva saputo fare. Me lo feci regalare per Natale – sì, i miei regali natalizi sono sempre stati piuttosto insoliti – nell’edizione completa della Rizzoli e me lo lessi tutto d’un fiato. Mi lasciò a bocca aperta l’idea di Art Spiegelman di rappresentare gli ebrei come topi, così come la stessa propaganda nazista li aveva sempre disegnati, ma ancora di più mi stupì l’assoluta sincerità con cui il vignettista del New Yorker raccontava le disavventure dei suoi genitori. Erano gli anni in cui usciva Schindler’s List ma eravamo ancora lontani da Train de vie e La vita è bella, e non eravamo – o almeno non lo ero io – per nulla abituati a una narrazione dell’Olocausto così commovente, vissuta in prima persona ma anche oserei dire fanciullesca nella scelta di usare il fumetto come mezzo per raccontarla.
Il volumetto è agile, si legge velocemente ma rimane a lungo impresso e ne consiglierei la lettura, nonostante i temi non certo leggeri o semplici, a qualsiasi ragazzino dalle medie in su.
5. C’è qualcosa che sbava sotto il letto
La mia passione per Calvin & Hobbes credo sia abbastanza nota; da quando lo scoprii sulle pagine di Linus, infatti, ho pian piano recuperato tutta la produzione di Bill Watterson e l’ho eletto a fumetto più grande mai realizzato. Il primo volume che comprai, ormai più di quindici anni fa, fu C’è qualcosa che sbava sotto il letto, in cui, tra le altre cose, il piccolo Calvin e il suo tigrotto Hobbes affrontavano un immaginario mostro che, appunto, sbavava per l’acquolina mentre aspettava che i due si addormentassero.
In quel volume, come d’altronde in tutti i successivi, c’è tutto quello che si può chiedere ad un fumetto e ad un’opera di narrativa in generale: sogno, fantasia, divertimento, bellezza, e ovviamente un diverso modo di guardare al mondo e alle cose.