Nel sondaggio condotto su queste stesse colonne la settimana scorsa, Guglielmo di Ockham è risultato – un po’ a sorpresa – uno dei filosofi più amati del programma di Terza, arrivando addirittura all’ottavo posto nonostante sia uno di quegli autori che spesso si “saltano”. D’altro canto, il filosofo che chiuse la Scolastica è da sempre molto amato sia per la sua opposizione contro i sistemi filosofici troppo astrusi, sia per la sua attenzione a quello che ci comunicano i sensi.
L’aspetto senza ombra di dubbio più ricordato della sua filosofia è il cosiddetto “rasoio di Ockham”, un’istanza di “economia filosofica” attraverso cui il pensatore inglese sfrondava il campo da una serie di costrutti metafisici. Ma chi gli diede l’idea per quel suo principio? E se l’idea fosse arrivata da una persona che il rasoio lo maneggiava tutti i giorni per lavoro, come un barbiere?
Quello che i filosofi non dicono
(siamo così, dolcemente complicati)
Il barbiere di Guglielmo di Ockham
Tagliare barbe e capelli è un’arte. Lo sostengo da sempre. Pochi sanno farlo come si deve, e ancora meno sono quelli che sanno apprezzare un taglio ben fatto.
Io lo so, un giorno inventeranno dei metodi che permetteranno di fare molto prima, degli aggeggi meccanici che velocizzeranno il lavoro di noi barbieri o addirittura permetteranno agli uomini di arrangiarsi; ma per ora le mie lame sono necessarie a tutti gli uomini di Monaco, tedeschi o stranieri che siano.
[continua su Le Meraviglie]