La settimana scorsa ho lanciato, su queste pagine, un sondaggio su cosa resta dei ricordi scolastici di filosofia. Non era, in realtà, un sondaggio nuovissimo: qualcosa del genere l’ho proposto, anni fa, anche ad alcune mie classi, per misurare almeno in via empirica quanto ero riuscito a trasmettere, ma anche per vedere quali filosofi avrei potuto, volendo, saltare (al di là degli autori “obbligatori”, c’è una certa discrezionalità da parte dell’insegnante nello scegliere quali filosofi trattare e quali no, e capire quali lasciano indifferenti può essere utile per scegliere).
Grazie anche alla condivisione di amici, colleghi ed ex alunni, il sondaggio ha raccolto una discreta quantità di dati. Certo, non si tratta di nulla di scientifico, perché gli intervistati non sono stati scelti in modo da rappresentare la popolazione italiana, ma completamente a caso; ciononostante, a livello indicativo i risultati mi sembrano molto interessanti. Vediamoli uno per uno.
N.B.: cliccando sui grafici, li si può vedere ingranditi.
Hai studiato filosofia alle superiori?
Intanto capiamo di chi stiamo parlando: han partecipato al sondaggio in grande maggioranza ex liceali, persone cioè che hanno studiato filosofia alle superiori per almeno tre anni. Non è irrilevante, però, la percentuale di chi ha votato pur non avendo mai studiato filosofia a scuola, o avendolo fatto per un solo anno (quasi il 6,5% del totale).
I filosofi preferiti del programma di Terza
Io a questa domanda pensavo di trovare qualche sorpresa; ad esempio, che Epicuro potesse scalzare uno dei tre “grandi nomi dell’antichità”, o che al quarto posto si potessero piazzare gli stoici, o una buona performance dei sofisti. I risultati, almeno sul podio, sono invece stati piuttosto tradizionalisti, anche se alle spalle dei primi tre si è scatenata in un certo senso la bagarre.
Col 55% delle preferenze Socrate ha superato di un’incollatura il suo più diretto inseguitore, Platone, fermo attorno al 52,5% (non stupisca che la somma faccia più di 100: ogni intervistato era invitato a esprimere tre preferenze). In pratica, la metà degli intervistati ha messo sia Socrate che Platone nel terzetto dei suoi filosofi antichi preferiti. Staccato di una quindicina di punti percentuali rispetto ai suoi due maestri si piazza – a chiudere il terzetto – invece Aristotele. Se dovessi avanzare un’ipotesi, direi che probabilmente Socrate e Platone sono i preferiti anche perché sono quelli che rimangono più facilmente in mente: su di loro vertono di solito almeno due mesi e mezzo di spiegazioni, e il platonismo continua a venire ripreso anche nei mesi successivi, coi neoplatonici o con il Rinascimento; inoltre, il loro pensiero è facilmente memorizzabile o tramite alcuni motti («Conosci te stesso», «Il vero sapiente è chi sa di non sapere»), o tramite dei miti (quello della caverna, quello della biga alata e così via). Inoltre, lo stile discorsivo dei dialoghi platonici rende indubbiamente più affascinanti le sue teorie.
Più sorprendente, come dicevamo, quanto arriva subito dopo: al quarto posto infatti si piazza Eraclito, forte, credo, del suo panta rei, che continua ad essere ricordato ed approvato dagli ex studenti anche a distanza di molti anni. E dire che lui disprezzava “i più”: chissà cosa direbbe oggi, sapendo che quasi un intervistato su quattro l’ha messo tra i suoi preferiti; forse penserebbe che i più siano effettivamente gli altri tre su quattro che non l’hanno scelto.
Al quinto posto, a pari merito, Sant’Agostino ed Epicuro, e poi via via Parmenide (quasi il 13% dei voti), gli Stoici, i Pitagorici e Guglielmo di Ockham (10% abbondante), Talete (quasi il 9%), Democrito e Zenone (più del 7,5%), i Sofisti, San Tommaso, Ruggero Bacone, Anassimene, Anassimandro, Avicenna, gli Scettici, Plotino, Empedocle, Averroè, Gorgia e Duns Scoto, che effettivamente spesso vengono anche saltati dai programmi.
Nessun voto, invece, per Abelardo (qualcosa me lo sarei invece aspettato), Senofane, Melisso, San Bonaventura, Scoto Eriugena, Protagora (anche qui avrei scommesso in un risultato migliore), Sant’Anselmo (la cui prova ontologica, purtroppo, sembra non affascinare più di tanto, oramai), Marsilio da Padova e Anassagora (pure qui mi aspettavo qualcosa di più).
I filosofi meglio ricordati del programma di Terza
Se già Socrate e Platone avevano dominato la classifica dei filosofi più amati, è ancora più netto il loro risultato nella graduatoria dei filosofi più ricordati: Platone addirittura guadagna quasi 12 punti percentuali (segno, però, che molti lo ricordano ma non tutti lo amano), sfiorando i due terzi dei voti; Socrate va altrettanto bene con quasi il 63% delle preferenze.
Al terzo posto ancora una volta Aristotele, forte del 42% dei voti, superiore a quanto ricevuto nella classifica di gradimento ma non in maniera netta, segno che chi se lo ricorda generalmente lo apprezza.
Poi, francamente un po’ a sorpresa, Sant’Agostino, la cui filosofia non è facilmente riassumibile in un motto, con quasi il 20% delle preferenze; quindi, al quinto posto, Epicuro ed Eraclito, a pari merito, poi addirittura Parmenide (non certo il più semplice dei filosofi, anche se i suoi ragionamenti sull’essere possono facilmente restare impressi), gli Stoici, Talete, i Pitagorici, i Sofisti, Zenone (con Achille e la tartaruga mi sarei aspettato qualcosa di più), Anassimandro, Ruggero Bacone, Democrito, Anassimene, San Tommaso d’Aquino, Averroè, Guglielmo di Ockham (molto più amato che ricordato), gli Scettici e Avicenna.
Non hanno ricevuto neppure un voto, e quindi non li ricorda presumibilmente nessuno, Anassagora, Empedocle, Scoto Eriugena, Sant’Anselmo, Abelardo, Protagora, Senofane, San Bonaventura, Gorgia, Melisso, Duns Scoto, Marsilio da Padova e Plotino.
I filosofi più letti del programma di Terza
Diciamo subito che a questa domanda non hanno risposto tutti gli intervistati, ma un buon 15% ha preferito saltare il quesito; la base di riferimento quindi è qui un po’ più ristretta, ma comunque significativa. E diciamo anche che qui c’era il trabocchetto: non tutti gli autori citati, infatti, hanno scritto opere, e di molti, anche quando le hanno scritte, non c’è rimasto nulla. Prendiamo Socrate, che si è piazzato quinto (comunque più in basso di quanto aveva fatto nelle precedenti graduatorie): come dovreste ricordare, per precisa scelta il filosofo ateniese non scrisse nulla, e noi ricaviamo le sue teorie dagli scritti di Platone, suo allievo, o di altri pensatori a lui contemporanei. Ma anche di Eraclito, Talete e altri in graduatoria disponiamo solo di frammenti, e non di opere complete.
La domanda, però, era più complessa di quanto potesse sembrare a prima vista. Chiedeva: «Dati questi filosofi del programma di terza, di quali hai letto qualche opera al di fuori della scuola o comunque ti piacerebbe farlo?». Il che, a rigor di logica, può permettere a un votante di dire: non ho mai letto nulla di Socrate, ma mi piacerebbe farlo, se solo lui avesse scritto qualcosa.
Ad ogni modo, in testa alla graduatoria si è piazzato Platone, forte del 50% dei voti: ancora oggi i suoi dialoghi rappresentano una delle vie più accessibili per arrivare alla filosofia antica e per presentare non solo il pensiero di Platone, ma anche quello di Socrate (pensate anche solo all’Apologia di Socrate, uno dei libri più letti della storia della filosofia).
Qualche novità arriva nelle altre posizioni: al secondo posto, infatti, si piazza Sant’Agostino, presumiamo grazie alle Confessioni, con addirittura un voto su tre; terzi, a pari merito, sono Aristotele, del quale non pensavo esistessero così tanti aspiranti lettori, ed Epicuro, che con la sua Lettera sulla felicità ha fatto riflettere parecchie generazioni.
Seguono il già citato Socrate, gli Stoici con più del 10% (Seneca?), i Pitagorici e San Tommaso, Eraclito e Democrito, Ruggero Bacone, Guglielmo di Ockham e Parmenide, e poi via via Talete, Senofane, Averroè, gli Scettici, Plotino, i Sofisti, Gorgia, Abelardo, Avicenna, Anassagora, Zenone, Sant’Anselmo, Protagora, Marsilio da Padova, Duns Scoto, San Bonaventura, Melisso, Anassimene, Scoto Eriugena. Nessun voto, invece, solo per Empedocle e Anassimandro.
I filosofi preferiti del programma di Quarta
Le sorprese, almeno per me, arrivano quando si passa ai filosofi di quarta. Il primo in classifica tra i filosofi dell’età moderna è infatti il nostro Galileo Galilei, che ha superato un mostro sacro come Immanuel Kant solo di uno 0,5%. In realtà entrambe le scelte sono abbastanza sorprendenti: Galileo, infatti, non è un filosofo nel senso tradizionale del termine ed è oggi considerato più uno scienziato che un pensatore; Kant, al contrario, è forse proprio l’emblema del filosofo, ma non sempre viene compreso fino in fondo, soprattutto quando si affronta la Critica della Ragion Pura, che è un’opera fondamentale ma non semplicissima. Invece questi due autori sono risultati molto amati (anche se con percentuali meno nette di quanto non succeda in Terza e in Quinta), probabilmente perché capaci di farsi apprezzare – e molto – da quelli che li hanno capiti.
Al terzo posto troviamo poi Cartesio, forte del 28% dei voti, che col suo cogito pensavo onestamente di trovare più in alto in classifica; al quarto c’è Voltaire, che per la verità non tutti fanno alle superiori ma che, col suo stile ironico e le sue lotte sociali, rimane spesso ben impresso.
Seguono Pascal – un altro che mi sarei aspettato sul podio –, Spinoza, Rousseau, Hobbes e Locke, segno che la filosofia politica è sì apprezzata, ma solo fino a un certo punto.
A ruota, quindi, Copernico e Giordano Bruno, Montaigne, Francesco Bacone e addirittura Leibniz e poi, a scendere, alcuni filosofi a cui viene solitamente riservato meno spazio, come Pico della Mirandola, Hume, Montesquieu, Tommaso Moro, Vico, Campanella, Pomponazzi e Diderot.
Zero voti, infine, per Berkeley, Telesio e Cusano.
I filosofi meglio ricordati del programma di Quarta
Se era solo al secondo posto tra i filosofi più amati, Kant domina invece di gran lunga la classifica dei filosofi più ricordati: probabilmente il fatto che sul filosofo tedesco si rimanga come minimo per un paio di mesi (e spesso anche di più), la facilità di memorizzazione dell’imperativo categorico e il fatto che sia ripreso, citato e contraddetto per tutto l’Ottocento aiutano la memorizzazione degli studenti.
Galileo si piazza quindi alle sue spalle, con un comunque più che dignitoso 40%; terzo di nuovo Cartesio (con una percentuale più alta, segno che è più ricordato che amato) e quarto ancora una volta Voltaire.
La sorpresa arriva al quinto posto, dove Hobbes risale la classifica, segno che il Leviatano rimane facilmente impresso; poi Pascal, Rousseau, Locke, Leibniz e Copernico.
Più staccati invece Tommaso Moro, Francesco Bacone, Montesquieu, Spinoza, Pico della Mirandola, Montaigne, Campanella, Hume, Diderot, Bruno, Vico e Berkeley.
Completamente dimenticati Pomponazzi, Cusano e Telesio.
I filosofi più letti del programma di Quarta
Capovolta, invece, la classifica per quanto riguarda le letture che si fanno al di fuori della scuola: primo, anche con un vantaggio che sfiora addirittura i 10 punti percentuali, è infatti Voltaire, i cui scritti più divulgativi – dal Candido al Trattato sulla tolleranza – sembrano essere letti con piacere anche da chi il liceo l’ha finito da tempo.
Al secondo posto troviamo Galileo, che si conferma presenza fissa dalle parti alte delle nostre classifiche, mentre anche al terzo troviamo una sorpresa, con la risalita di Pascal, forte dei dati di vendita (e dell’accessibilità) dei suoi Pensieri.
Al quarto c’è Kant, anche se bisognerebbe capire, però, quanti hanno letto una delle tre Critiche e non invece qualche scritto minore e più abbordabile, come Per la pace perpetua o Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo?
Al quinto posto troviamo poi Rousseau, al sesto Bruno, al settimo Tommaso Moro con la sua Utopia; quindi Spinoza, a sorpresa Cartesio (il cui Discorso sul metodo credevo potesse arrivare più in alto), Montaigne (i cui Saggi avrebbero meritato qualche voto in più) e Montesquieu.
Più staccati Pico della Mirandola, Campanella, Copernico, Locke, Hume, Hobbes, Leibniz, Diderot, Francesco Bacone, Cusano, Berkeley, Vico e Pomponazzi. Solo Telesio non ha ricevuto neppure un voto.
I filosofi preferiti del programma di Quinta
Avviamoci alla conclusione coi filosofi affrontati nell’ultimo anno di liceo. Come avrete visto se avete risposto al sondaggio, il programma in Quinta si fa più labile: mentre i filosofi dell’Ottocento sono più o meno sempre gli stessi, quando si passa al Novecento le possibilità di scelta sono tantissime, e ogni professore vara un programma diverso da quello dei colleghi.
Anche le risposte, di conseguenza, si fanno più frastagliate: a dominare la scena è Nietzsche, forte del 50% abbondante dei voti; d’altro canto, il filosofo, per quanto particolare, è da sempre uno dei più amati dagli adolescenti per la sua genialità e il suo stile dissacrante.
Dietro di lui, a pari merito, il sempreverde Marx e Schopenhauer, il filosofo del pessimismo, ciascuno dei due amato da almeno un votante su tre.
Staccato, al quarto posto, troviamo Freud, la cui indagine sull’inconscio affascina spesso chi è interessato ai misteri della psiche, seguito, a pari merito, da Sartre e Kierkegaard, segno che l’esistenzialismo ha ancora i suoi estimatori.
Più indietro Hegel (con quasi l’11%, ed è sorprendente, visto che io avrei scommesso su un punteggio al di sotto del 5%), Wittgenstein (che, visto che lo si fa raramente, sospetto piaccia a tutti quelli che hanno avuto l’occasione di studiarlo), Heidegger, Arendt, Russell (anche qui: quanti l’hanno fatto a scuola?), Benjamin, Popper e poi addirittura Chomsky (questo sicuramente per letture successive al liceo), Feuerbach, Adorno, Gramsci, Bergson, Schelling, Habermas, Derrida, Weber, Bobbio, De Saussure e Lacan.
Citati, di passaggio, anche Kuhn, Foucault, Husserl, Stuart Mill (che io avrei sperato di vedere più in alto), Marcuse, Croce, Schlick, Lukacs, Peirce e Fichte, mentre nessuno ha avuto il coraggio di dare la sua preferenza a Gentile, Horkheimer, Geymonat, Carnap, Maritain, Neurath, Poincaré, Dewey, Jaspers, Dilthey, Spencer, Comte, Lakatos, Feyerabend, Gadamer o Cioran.
I filosofi meglio ricordati del programma di Quinta
Quando si passa dai gusti al ricordo, qualcosa rimane costante ma qualcos’altro cambia. Inamovibili sono Nietzsche, perfino più capito di quanto non sia stato amato, e Marx, la cui importanza storica riveste un ruolo fondamentale nel vederlo arrivare a sfiorare il 50% dei voti.
In terza posizione sale invece Freud, che effettivamente era portatore di teorie entrate talmente tanto nell’immaginario collettivo che è ormai impossibile non conoscerle almeno in parte (pensate al complesso di Edipo o alla topica io/Super-io/Es).
Al quarto posto troviamo Schopenhauer e la sua dottrina del dolore, al quinto Hegel e la sua triade dialettica, al sesto Kierkegaard e la sua vita estetica (che, ci scommetterei, è molto più ricordata della vita etica e religiosa).
Più staccati tutti gli altri: Popper, Sartre, Hannah Arendt, Bergson, Wittgenstein, Bobbio, Fichte, Gramsci, Russell, Chomsky, De Saussurre, Benjamin, Heidegger (del quale mi immaginavo una performance migliore), Croce, Lukacs, Kuhn, Lacan, Neurath, Foucault, Feuerbach (anche qui, pensavo che il discorso su Dio rimanesse più impresso), Maritain, Weber, Derrida e Gentile.
Nemmeno un voto, infine, per Schelling, Spencer, Jaspers, Comte (Legge dei tre stadi, au revoir), Horkheimer, Adorno, Marcuse, Habermas, Husserl, Geymonat, Stuart Mill, Carnap, Schlick, Dilthey, Poincaré, Dewey, Peirce, Lakatos, Feyerabend, Gadamer e Cioran.
I filosofi più letti del programma di Quinta
Concludiamo con l’ultima classifica derivante dal nostro sondaggio, quella che riguarda gli autori più letti (o che più si vorrebbe leggere) al di fuori della scuola. A dominare, tra i pensatori che vengono studiati in Quinta, è ancora una volta Friedrich Nietzsche, che si porta a casa quasi due voti su tre; d’altro canto, le sue opere sono brevi, concise, scritte spesso come raccolte di aforismi, e hanno quindi un sicuro appeal anche sui profani.
Al secondo posto c’è Freud con oltre il 40% delle preferenze, mentre al terzo si assestano, a pari merito, Marx e Sartre, che ha un colpo di coda probabilmente grazie alle sue opere di narrativa (La nausea su tutte).
Subito dietro c’è un’altra sorpresa, Popper, anche se non sappiamo se per le sue opere maggiori come La logica della scoperta scientifica o per saggi più divulgativi come Cattiva maestra televisione; a pari merito con lui Schopenhauer, di cui Adelphi pubblica da anni alcuni libretti su vari argomenti, e Gramsci.
Punteggi più che dignitosi anche per Hannah Arendt (La banalità del male, suppongo), Chomsky, Foucault, Kierkegaard, Russell e Bobbio, tutti autori di testi importanti e ancora venduti.
Ma c’è spazio anche per Heidegger, un sorprendente Schelling, Adorno, Wittgenstein, Croce, Marcuse, Hegel, Benjamin e Bergson.
Subito dietro Habermas, Horkheimer, De Saussure, Weber, Derrida, Fichte, Stuart Mill, Poincaré, Lacan, Gentile, Maritain, Neurath, Husserl, Gadamer, Kuhn, Feuerbach, Cioran, Peirce, Geymonat, Feyerabend, Dewey, Lukacs e Comte.
Nessuno invece sembra intenzionato a leggere le opere di Jaspers, Schlick, Carnap, Lakatos, Spencer e Dilthey.
Un commento finale
Questi i risultati. Vi ritrovate? Vi soddisfano? Se volete, rispondete nei commenti.
Da parte mia posso dirvi cosa avrei votato io se avessi fatto il test (tralasciando la domanda sui libri letti o che mi piacerebbe leggere, perché ne dovrei segnare troppi, e quella su cosa mi ricordo meglio, perché ovviamente ricordarmi quegli autori è il mio mestiere). In terza i miei filosofi preferiti – o almeno quelli che mi piace da matti insegnare – sono probabilmente Socrate, Epicuro e gli Stoici; in quarta Montaigne, Pascal e Kant; in quinta Stuart Mill, Nietzsche e Popper (che purtroppo raramente ho l’occasione di fare).