Karl Marx lo conoscete tutti, però forse non conoscete gli aspetti della sua vita privata. Dal 1849, ormai espulso da quasi tutti gli stati europei continentali, trovò rifugio a Londra, inizialmente in una situazione di grande povertà. Sposato con Jenny von Westphalen, una nobildonna tedesca, ebbe da lei sette figli, tre dei quali – tutte femmine – arrivarono all’età adulta.
A Londra riceveva costantemente lettere, libri, gazzette e notizie da tutta Europa. Ho provato a immaginare la triste esistenza di chi gli portava in casa tutta quella messe di fascicoli nel nuovo racconto che ho scritto per il blog “Le Meraviglie” di Fazi Editore.
Quello che i filosofi non dicono
(siamo così, dolcemente complicati)
Il ragazzo delle consegne di Marx
Uno spettro si aggira per il mio portafoglio: lo spettro della mancia. È uno spettro perché sono mesi che non la vedo. Volatilizzata, scomparsa. E la cosa veramente triste è che il signore per cui lavoro in maniera quasi esclusiva non crede negli spettri: è un materialista. E quindi – dice lui – se non crede negli spettri non crede nemmeno nella mia mancia. È un maestro, con le parole.
Mi presento: mi chiamo Jack e di mestiere faccio le consegne. Teoricamente, mi occuperei delle consegne di tutto il quartiere: alla mattina passo dal fioraio, dall’edicolante, dal panettiere, e chiedo se c’è qualcosa da consegnare; poi trascorro tutto il resto della giornata a portare la loro roba in giro per Londra. Questo, almeno, era quello che accadeva fino a pochi mesi fa, prima che capitassi nelle grinfie di questo Karl Marx.
[continua su Le Meraviglie]