Secondo me, tutta la faccenda catalana assomiglia più a un litigio tra fidanzati adolescenti che alle grandi lotte ottocentesche.
Una roba tipo questa.
All’inizio lei dice: «Tu non mi lasci abbastanza libera, sei asfissiante». E lui: «Io? Ma se sei sempre lì che chatti con un sacco di maschi in una tua lingua sconosciuta!»
Ma lui in realtà è un bacchettone geloso, e lo è sempre stato anche con le fidanzate precedenti, mentre lei ama essere anticonformista. Sono una di quelle coppie che a volte riescono a completarsi bene, ma spesso esplodono.
Lei allora porta pazienza per un po’, ma poi a un certo punto, a tradimento, cogliendo un suo attimo di distrazione, gli dice: «Così non può andare avanti. Dobbiamo parlare». E reagisce con una scenata isterica, perché non sopporta di discutere con lei, e crede di avere sempre ragione, e quindi a un certo punto durante il litigio la apostrofa pure con uno “stronza”. E lei: «Ah sì? Io sarei la stronza? Proprio così? Allora forse è meglio se non ci vediamo per un po’».
Lui torna poi a casa pensando: «E che vuol dire? Stiamo ancora assieme o no? Boh. Il fatto di non vederci più vale solo per le uscite serali o non dobbiamo vederci neanche a scuola? A ricreazione che faccio: la evito?».
Passano i giorni. Comunicano ogni tanto via messaggio. Lui un giorno le dice: «Ma no, dai, scusa, facciamo pace». E il giorno dopo: «Ma quanto sei stronza?». Lei muta.
Le migliori amiche le dicono: «Mollalo, quel fascista». Ma tutti gli amici in comune le dicono invece: «Se pensi che diamo ragione a te ti sbagli. Avete torto entrambi. E, a dire il vero, hai cominciato tu. Chiaritevi».
All’interno della compagnia, in particolare, le spiegano: «No, be’, se vi lasciate non lo so se usciamo ancora con tutti e due. Sai che imbarazzo. In fondo noi siamo amici di lui, mica di te. Tu sei entrata nella compagnia in quanto sua fidanzata. Se vi lasciate, lui rimane dentro, tu non so».
E quindi lei comincia a pensare che forse è una cazzata lasciarlo, anche perché c’è una parte consistente del suo animo che vorrebbe rimanere con lui, ma è anche troppo orgogliosa per tornare sui propri passi. E poi lui l’ha chiamata “stronza”, eh.
Nei giorni successivi c’è anche qualche vaghissimo messaggio che pare riavvicinarli, ma poi boh.
Alla fine, dopo settimane di attesa, lui si stufa e le scrive: «Senti, ma io non ho mica capito: stiamo ancora insieme o no? Posso avere una risposta chiara?».
E lei gli risponde: «Tu mi hai chiamato “stronza”».
Lui aspetta altri tre giorni, poi, con ben poca delicatezza, le chiede di nuovo: «Stiamo ancora insieme o no? Perché se non stiamo più insieme restituisco il regalo che ti ho preso per San Valentino, altrimenti poi non mi vale più il diritto di recesso».
E allora lei s’incazza e gli scrive su WhatsApp la sua “proclamazione d’indipendenza“. Una pappardella infinita che si conclude con un: «D’ora in poi faccio per conto mio, non stiamo più insieme». E però non cambia lo status di Facebook da impegnata a libera, né modifica le immagini profilo sui vari social in cui è abbracciata a lui.
Adesso, per non farsi trovare, è pure andata a trovare la nonna. In Belgio. Però spera sotto sotto che lui la richiami e le dica: «Dai, ricominciamo da capo, da zero. Cambierò. Parliamone».
Lui, in compenso, non ha ancora capito se stanno ancora assieme oppure no.
Alla fine, nella realtà della Spagna, molto probabilmente finirà in un nulla di fatto, e in Catalogna tornerà tutto come prima. Ma se il paragone amoroso reggesse fino in fondo, la faccenda potrebbe finire in due modi: o con Rajoy e Puigdemont che fanno pace e trombano; o con la Spagna che lascia la Catalogna e comincia a uscire col Portogallo. In ogni caso, sarebbe un finale interessante.