Qualche giorno fa ho presenziato al solito colloquio generale tra genitori e insegnati, tra l’altro perdendo – come ogni tanto mi succede – la voce. Rispetto ad altre volte, ci sono stati meno incontri paradossali (alcuni tra i più memorabili degli anni scorsi sono raccontati anche all’interno di Per chi suona la campanella), però mi sono reso conto che i giovani di oggi sono sempre più bravi ad anticipare le mosse del professore e a mettere in campo – consapevoli o inconsapevoli che siano – varie strategie per minimizzare l’impatto del colloquio. Cioè, detta in altri termini, sanno bene cosa dire e cosa fare per evitare che il prof di turno li bastoni troppo (metaforicamente parlando).
Ho quindi cercato, sulla base dei miei ricordi, di isolare le strategie che mi sembrano funzionare meglio. Eccole.
Attaccarsi da soli prima che lo faccia l’insegnante
Questa è, in assoluto, la tattica che funziona meglio. Si entra dal professore accompagnando la propria madre o il proprio padre e mentre l’insegnante apre il registro, si parte all’attacco di se stessi: «Sì, prof, lo so. Non ho fatto niente questo quadrimestre». Il prof avrà un attimo di sbandamento, abituato com’è a trovarsi davanti dei ragazzini che negano l’evidenza. Bisogna quindi approfittare di questo momento per insistere e non lasciare il tempo al docente di ribattere: «È stato fin troppo buono a darmi quei voti, perché davvero ho studiato troppo poco. Posso fare molto di più, lo so. E infatti ho deciso che d’ora in avanti studierò di più, e meglio, e migliorerò i miei voti. Vedrà, già nella verifica della settimana prossima farò benissimo. Perché è davvero una vergogna come mi sono comportato finora».
Il professore e il genitore rimarranno stregati da parole così dure. Anzi, il prof finirà per cercare di alleviarle («Ma no, dai, non sei andato così male. Certo, si può sempre far meglio, e sono contento che tu voglia impegnarti di più, ma non essere troppo duro con te stesso…») e in generale tutti saranno incoraggiati dalle parole di uno studente così assennato.
Uno studente che poi, puntualmente, starà a casa nel giorno della verifica.
Deviare il discorso su altri temi, facendo parlare l’insegnante di cose personali
Un’altra buona tattica, soprattutto con certi insegnanti, è quella di sviare il discorso. E funziona sia se la mettono in campo i ragazzi, sia se la usano i genitori che non vogliono sentire troppe lamentele sui loro figli.
Per attuarla, però, bisogna conoscere qualche dettaglio sulla vita degli insegnanti. A me, di solito, chiedono dei bambini già nati o del prossimo pargolo in arrivo; in alternativa, se non si sa nulla, si chiede se l’anno prossimo il docente rimarrà al suo posto o cambierà scuola, domanda che può aprire il campo alla questione del precariato, ai trasferimenti, agli utilizzi, alla gestione che il preside fa dei docenti e così via.
L’ultima risorsa, è quella di chiedere lumi sul programma, fingendosi appassionati della materia. Certo, nel mio caso bisogna conoscere il nome di due o tre filosofi («E Kant quando lo farete?» «Sta spiegando Platone?» «Ho sempre adorato Nietzsche») e incoraggiare il prof a parlare, ma questo fa passare rapidamente il tempo e obbliga presto il docente a tagliar corto per far entrare quelli che vengono dopo, evitando così di insistere troppo sulle magagne dello studente.
Mancare da scuola nei giorni precedenti all’incontro e paventare una malattia infettiva
Questa è una tecnica che funziona particolarmente bene coi professori misofobici (quelli, cioè, che hanno paura dei germi), ma in generale, se ben fatta, può dare buoni risultati anche con gli altri; l’unica controindicazione è che non si può improvvisare all’ultimo momento, ma perché sia credibile bisogna prepararla un po’ per tempo. Per prima cosa, una volta che si conosce la data dell’incontro generale scuola-famiglia, bisogna cominciare a lamentare una fastidiosa tosse; se si dispone di genitori accondiscendenti occorrerà anche starsene a casa, altrimenti basterà tossire pesantemente durante l’ora del professore più pericoloso.
Poi, durante l’incontro, bisogna accompagnare il proprio genitore e cominciare di nuovo a tossire e soffiarsi il naso ripetutamente, soprattutto in direzione dell’insegnante, che inizierà a preoccuparsi e preferirà di gran lunga soprassedere sui brutti voti dello studente pur di salvarsi dall’ennesima malattia.
Presentarsi negli ultimi due minuti prima della fine dell’orario di ricevimento
Anche questa funziona bene, anche se è un po’ complicata nell’esecuzione. L’obiettivo, infatti, dev’essere quello di far arrivare il proprio genitore in clamoroso ritardo al colloquio con gli insegnanti: per questo, dovrete inventarvi una qualche scusa, o sperare nel fatto che i vostri genitori non possano uscire prima dal lavoro. Una volta ottenuto il ritardo, il gioco sarà fatto: quando entrerete nella scuola dovrete immediatamente puntare verso l’aula in cui riceve la prof d’italiano, dove invariabilmente troverete la coda più lunga, e questo manterrà bloccata vostra madre o vostro padre mentre tutti gli altri docenti defluiranno verso l’uscita. Certo, per cavarvela dovrete andar bene almeno in italiano.
Mettersi d’accordo con gli amici in modo da creare code infinite davanti alla porta del prof
L’ultima strategia è quella che necessita di maggior sforzo e che quindi va utilizzata come extrema ratio. Se proprio il rischio è tremendo dovrete chiedere una mano ai vostri compagni e fare in modo che tutti loro (e i loro genitori) si ammassino davanti alla porta del professore col quale avete il maggior numero di problemi. In questo modo entrare da quel docente sarà una vera impresa e i vostri genitori opteranno per andare dagli altri, sostenendo che tanto, una volta visti cinque o sei insegnanti, il settimo avrebbe detto più o meno le stesse cose.