Passano gli anni, e il tono delle avventure a volte rimane più o meno lo stesso, altre volte cambia. Quelle serie che erano fin da subito in difficoltà cercano nuove strade, per non essere chiuse dall’editore; le altre, quelle di successo, cavalcano la formula vincente, almeno finché non diventa stantia e si è costretti ad apportare qualche piccola innovazione.
A volte le serie continuano per anni, per decenni, più o meno sempre solide; altre volte cedono, chiudono, si arrendono all’evidenza dello scarso appeal. E magari poi i personaggi ricompaiono in altre nuove serie, gli autori passano a scrivere nuove storie.
Inoltre le serie, spesso, danno vita anche a degli spin-off, cioè delle nuove serie che traggono spunto dalla “testata madre” e approfondiscono le vicende di questo o quel personaggio secondario. Questo avviene quando una serie ha successo ma, a volte, anche quando non ne ha, con lo scopo magari di mantenerla in vita, di darle nuova linfa.
Ma tra la chiusura e il successo sperticato c’è anche una terza possibilità, ed è quella forse più frequente: le serie sopravvivono tra alti e bassi, tra scrittori e disegnatori geniali ed altri francamente scarsi. Hanno i loro momenti di gloria e le loro crisi, dalle quali quando va bene escono con un colpo di scena, con un cambiamento radicale.
Tutto questo per dire che un buon matrimonio, che funziona e che sia anche vero, è come la storia editoriale dei Vendicatori o, come si dice ora dopo il film, degli Avengers: è facile gioire oggi per il successo del film hollywoodiano, per Robert Downey jr., Scarlett Johansson, Mark Ruffalo o Tom Hiddleston; ma si è arrivati a questo solo perché c’erano fan che ne compravano i fumetti anche quando li scriveva Jim Shooter. I bei momenti arrivano solo se si passa attraverso la noia, le mezze schifezze, la voglia di mollare. Anzi, più si passa attraverso tutto questo, più i bei momenti diventano storici, magnifici, indimenticabili.