Una settimana su Twitter #2 – Ninetta mia, crepare di maggio…

[dropcap] S [/dropcap]econdo appuntamento con la rubrica che fa il sunto della settimana sui social network. Qui la prima.

Ieri pizza & Kung Fu Panda. Ora il pupo s’allena nella mossa del sedere, la pupa crede che il kung fu sia un girotondo per animali. Felicità.

Più che di panna cotta, parlerei di panna fusa #acenadallasuocera
Più che di panna cotta, parlerei di panna fusa #acenadallasuocera

Vado a pranzo da mia suocera, la mia personale parata militare: prepara certi intrugli che potrebbero abbattere interi eserciti.

«Papà, vediamo Ben 10?». «Prima finisci la pasta». «Un altro cattone?». «No». «Uno TG?». «No». «La pubbicità?». L’importante è accontentarsi.

Mia suocera: «Per andare sul sito dell’Inps?». «Mettiti lì col mouse e scrivi “www.inps.it”». «Con quante “vu”?». Benvenuti nel 1992.

«Pupa, vuoi bene al papà?». «Sì». «Tanto?». «Sì». «Gli obbedirai sempre?». «Sì». «Promesso?». «Sì». «Ora pronta a ripeterlo ché lo registro».

Io, ieri sera: «Amore, mi metto in divano con te per guardare abbracciati quel film con Audrey Hepburn». Mi sono risvegliato a giorno fatto.

Quando leggo che vi piacciono gli stessi libri, la stessa musica, gli stessi film non penso “Ecco due anime gemelle”, ma “Uno dei due mente”.

Sono sempre più convinto che certi autori siano molto amati perché in realtà poco letti (e vale anche per i social network).

Moglie: «Sarebbe ora di partorire. Iniziamo con quelle cose che dicono favoriscano». «Far le scale?». «Far sesso». «Sesso sulle scale, via!».

«Ermanno, ho un problema serio: non so cosa mettermi per partorire». Una donna rimane donna anche nelle situazioni più estreme.

La moglie dovrebbe partorire nel mezzo degli esami di maturità, quando sarò commissario nel nostro vecchio liceo. Un’estate travagliata.

Appena escono i nomi dei commissari d’esame inizio a girare radente i muri per paura che i maturandi m’individuino («È lui! Dagli al prof!»).

In un liceo, quando dà un voto un insegnante non valuta solo lo studente, ma soprattutto la propria capacità di stimolare e farsi capire.

Terremoto: s’è spostato il biberon versando il latte e siamo saltati dalle sedie. «Pupo, pronto a correre». «Ma non mi scappa la pipì».

Causa terremoto, nel paese dove insegno si è celebrata la messa in pizzeria, un luogo per molti già sacro («Per me un’ostia ai 4 formaggi»).

Ho 5 alunne di San Felice sul Panaro che dormono in auto dal 20. Quando le facce non sono anonime e sono di ragazzi, l’angoscia è doppia.

A Rovigo coda di studenti per far firmare il permesso di uscita anticipata. A Castelmassa scuole forse chiuse fino a fine anno. Paura tanta.

E dopo la paura e il rammarico ci si rende conto di quanto siamo fortunati, noi sani e salvi, ogni istante, per tutto quello che abbiamo.

Torna in alto