Quello che so sull’educazione dei figli

Forse avrete sentito l’ultima mezza gaffe del papa (ormai ce ne sciorina una a settimana): ha elogiato un padre che a suo tempo gli raccontava di dover «alcune volte picchiare un po’ i figli, ma mai in faccia per non avvilirli».

Dopo il pugno a chi offende la mamma, anche questa frase non ha mancato di aprire un dibattito sui social network sull’annosa questione delle sculacciate: fanno bene? Fanno male? Sono educative? Sono diseducative? Si possono dare? Non si devono mai dare?

Io, come in molti settori della morale e a differenza della maggior parte delle persone di cui ho letto le opinioni, non ho certezze assolute. Ci tengo però a dire quello che credo di sapere e quello che ho imparato sull’argomento in 8 anni (e tre figli) da padre:

  1. Non esistono sistemi educativi validi per tutti i bambini: ogni figlio è diverso e reagisce in maniera differente ai rimproveri e alle punizioni. Quindi chi vi dice “coi figli si fa così, così e così” di solito sbaglia.
  2. Credo che il papa, questa volta, sia incappato in un errore linguistico: non essendo un madrelingua italiano, probabilmente non si è reso pienamente conto di quanto “suonasse” male quello che stava dicendo. Credo (e spero) che volesse dire qualcosa di un po’ diverso. Certo che, forse, appunto perché non madrelingua dovrebbe essere più cauto con le parole.
  3. Di una cosa sono certo, e credo – o spero – che lo siamo più o meno tutti: le botte come sistema educativo sono inutili. Altri sistemi coercitivi (il rimprovero grave, le punizioni come la proibizione di certi giochi e così via) funzionano spesso meglio e senza la controindicazione di educare alla violenza.
  4. Ciò non toglie che la fermezza, nell’educazione, sia a mio modo di vedere necessaria. Ma anche un certo grado di, passatemi il termine, dispotismo. Invidio quei genitori che raccontano di riuscire ad educare i figli senza mai alzare la voce, ma solo facendoli ragionare: devono avere dei figli splendidi. I miei figli, per quanto intelligenti e ragionevoli, non sempre si convincono con i buoni discorsi e le argomentazioni filosofiche; anzi, direi che, soprattutto fino ad una certa età, non ci si riesce quasi mai. Quindi sì: alzare la voce è necessario; rimproverare è necessario; dare punizioni (non corporali, ma che limitano la libertà di gioco, di guardare la tv, di divertirsi in qualche modo) è necessario. L’unico accorgimento è che non bisogna abusarne: la punizione, come insegnava Cesare Beccaria, dev’essere commisurata al danno ed essere rieducativa. Quindi va imposta con la forza ma anche spiegata, e ammette degli sconti di pena in caso di buona condotta.
  5. Quello dello scappellotto, a mio avviso, è un falso problema. Picchiare metodologicamente i propri figli è sbagliato ed esecrabile, ma può capitare di dover dare una lieve sculacciata. A me, quantomeno, è capitato, e vi spiego anche quando e in che modo. I figli sono persone come noi, solo un po’ più capricciose e incapaci di gestire lo stress. Può capitare, ad esempio, che vivano delle giornate no, in cui sono particolarmente disobbedienti o riottosi. Può capitare che, in una di queste giornate, non si rendano conto del pericolo: ad esempio, possono mettersi a saltellare in mezzo alla strada nonostante le tue urla e i tuoi strepiti. Li prendi, li tiri via di peso dalla strada, ma poi ci si ributtano, e tu non puoi tenerli sempre in braccio perché hai altri due figli a cui prestare attenzione: ecco, in quel caso io una sculacciata l’ho data, e la darei ancora. Una sculacciata veloce, non forte, non sulla carne ma sui pantaloni; ma pur sempre una sculacciata. L’ho data – e la ridarei – perché il danno della sculacciata in quel caso era meno grave del danno di essere investiti da un’auto; l’ho data perché obiettivamente avevo provato con i metodi tradizionali e in quel caso non avevano funzionato; l’ho data perché mi ci sono sentito costretto. C’erano altri modi per placare la voglia di farsi investire di quel mio figlio? Forse sì, può darsi. Ma in quel momento, in quelle circostanze, non ne ho trovati altri, e ho usato quello che avevo a disposizione. Ecco perché dico che le regole assolute non mi convincono. C’è sempre un caso (e a me di casi ne sono capitati credo 2-3 nella vita di ogni pupo, o almeno dei più grandi) in cui si rende necessario anche un uso della forza; ma è sempre un uso parsimonioso, un uso che non si compiace della forza stessa, e che ti intristisce, ma che allo stesso tempo senti di dover fare. Quindi picchiare è sbagliato, ma non arriviamo all’estremo di dire che una sculacciata è sempre sbagliata: una sculacciata, se data per un motivo sensato, può salvarti anche la vita.
  6. Infine, la regola aurea: ogni genitore sbaglia. Parecchie volte. È inevitabile: i figli ci mettono alla prova ogni santo giorno della loro infanzia e prima o poi sbagliamo. Bisogna farsene una ragione e imparare che quello del genitore è un mestiere che si basa su prove ed errori. Per fortuna, i nostri figli non ci ameranno per non aver mai sbagliato, ma per gli sforzi che avremo fatto nel tentare di essere giusti.
Torna in alto