L’altro allievo di Aristotele

I gemelli al tempo di AristoteleCome probabilmente ricorderete dai vostri studi liceali, Aristotele non fu solo uno dei più grandi filosofi greci, ma anche un maestro speciale: a lui infatti fu offerta l’invidiabile opportunità di educare un futuro re che anzi sarebbe divenuto uno degli imperatori più importanti dell’antichità. Stiamo parlando di Alessandro Magno, re dei macedoni.

Nessuno si è però mai chiesto se, mentre insegnava ad Alessandro, Aristotele avesse anche qualche altro allievo. E come pensate che si sarebbe sentito, questo “allievo minore”? Avrebbe accettato di avere un maestro a mezzo servizio? Ho provato a dar voce a questo ipotetico alunno nel nuovo racconto che ho scritto per il blog di Fazi, Le Meraviglie. Eccone le prime righe.

 

Quello che i filosofi non dicono
(siamo così, dolcemente complicati)

L’altro allievo di Aristotele

Non sono nato fortunato. E quando non nasci fortunato, non c’è nulla da fare: la sorte non te la puoi inventare, non la puoi decidere. Quella che ti capita, ti capita.

Ad esempio, ho un fratello gemello. Si chiama Creonte, come il famoso re di Tebe. Siamo gemelli identici, eppure mia madre ha sempre detto che lui è più carino di me.
«Ma perché, mamma? Cosa abbiamo di diverso?», le chiedevo, ingenuo, da bambino.
«Non lo so, è più una sensazione…», mi rispondeva.

Così io le tendevo degli agguati: dicevo che uscivo, che andavo all’agorà e qualche minuto dopo mi presentavo da lei, spacciandomi per Creonte, sicuro che così mi avrebbe trovato finalmente bello.
«Ma cos’hai, oggi, figlio mio?», mi diceva, appena mi vedeva.
«Io? Niente, mamma. Sto benissimo, mi sento anche più in forma del solito. Non vedi come sono carino, oggi?».
«Carino? Ma se sei una schifezza! Sembri quasi tuo fratello! Tornatene a letto, riposati un po’, su!».

[continua su Le Meraviglie]
Torna in alto