[dropcap] C [/dropcap]on l’avvicinarsi dell’estate il blog langue, e quindi ecco una nuova rubrica settimanale che raccoglie, ordinati per tematiche, quelli che a mio giudizio sono i più interessanti tweet che ho scritto questa settimana. Se Twitter è una sorta di diario quotidiano di ciò che (di comico) mi accade, questo ne è il resoconto settimanale per chi non ha tempo e voglia di leggere giorno per giorno. Spero vi piaccia (e se vi piace, leggete altri tweet di questo tipo nel libro Per chi suona la campanella, aggiungetelo ad aNobii, seguitelo su Facebook).
Terremoto notturno. Moglie: «Vado a vedere se ci sono crepe». Torna con un toast. Al panico subentra sempre la ragione (e la fame).
Oggi la lezione sul terremoto l’han fatta i miei alunni a me, visto che vivono a 10-15 km dall’epicentro. Angosciati, stanchi, ma pure forti.
«Prof, il terremoto l’han mandato i russi. Vogliono conquistarci». «Stiamo facendo filosofia, qui domina la ragione». «Ma io HO ragione».
Grillo: «Abbiamo battuto il capitalismo». E voi che davate dell’esagerato a quello che aveva promesso di sconfiggere il cancro.
Se c’è una cosa che invidio e insieme temo della gente, è la sicurezza nelle loro convinzioni politiche.
«Compràtela, la Lettera a Meneceo: è corta, facile, piace ai giovani e parla di felicità». «Tipo un libro di Moccia, prof?». L’infarto.
«Prof, nella mia parrocchia abbiamo una reliquia di Giovanni Paolo II». «Ma se è appena morto? Siete andati a staccar pezzi dal cadavere?».
«No, prof: la reliquia di Giovanni Paolo II è una garza che usarono in ospedale dopo l’attentato». Adoratori del sangue rancido e del pus.
«Ti giuro, ho avuto alunni di tutti i tipi: maniacali, fissati, stalker. Ma tu li batti tutti». «Grazie, prof». «Non è un complimento!».
«Prof, alla lavagna ho fatto una scritta su Falcone ma quella di mate ci ha chiesto chi è che compie 20 anni». Li sottovalutiamo, i giovani.
Pubblicità con Paola Marella e Barbara Gulienetti insieme. Moglie: «Oddio, il crossover». Io: «No! Paint your vendo casa disperatamente no!».
Il 20 eran sei anni dal mio matrimonio. Sei anni con la donna che è mia moglie e la madre dei miei figli. Oltre che la figlia di mia suocera.
Reazione della moglie al tweet precedente: «Ti mollo». «Ma se ti volevo portare fuori a cena?». «Ti mollo domani».
Fateci caso: chi scrive struggenti romanzi sentimentali (dalla Austen a Volo) è spesso single, segno che l’amore, quello vero, è altra cosa.
La pupa tossisce. «Claudia, si mette la mano davanti alla bocca!». Lei tossisce di nuovo e mi ficca due mani in gola. Troppo ubbidiente.
«Papà, guadda i miei piedi. YAYAHALALAYA! Cosa sono?». «Uno che inciampa spesso?». «No, uno ninja! YAYAHALALAYA!». «Ah, è vero. Ovvio».
Io e la pupa al telefono parliamo essenzialmente di due cose: della sua bambola (detta “tata”) e del AHDTEBDKKENOVKAHSKC, qualunque cosa sia.
«La caccia alle streghe si abbatté soprattutto contro donne sole: vedove, “zitelle”, orfane…». Le suocere invece se la cavano sempre.
Ho deciso: la sitcom tratta dalla mia vita s’intitolerà How I met my suocera.