In questi giorni sto leggendo il bel libro di Massimo Recalcati intitolato L’ora di lezione e pubblicato da Einaudi; un libro che cerca di analizzare la situazione della scuola dal punto di vista dei rapporti tra insegnanti e studenti e tra la scuola stessa e la società esterna.
Una delle cose che più mi ha colpito in questi primi capitoli è la descrizione – che mi sembra sostanzialmente corretta – di come sia cambiato il ruolo degli insegnanti, che da entità sacre e intoccabili (nonostante non fossero esenti da pecche neppure nei decenni passati) si sono trasformati in persone quasi “alla pari” degli studenti, con le quali non solo si può interloquire, ma che possono di conseguenza anche essere attaccate, derise, criticate. Come d’altronde accade anche ai politici, ai medici, ai genitori.
Questo ha comportato una serie di conseguenze, non ultimo il crollo della “sacra alleanza” tra genitori e insegnanti: la scuola, argomenta Recalcati, non ha più il potere di imporsi – o, quantomeno, se lo deve faticosamente conquistare giorno per giorno – e, d’altro canto, anche in famiglia le figure genitoriali si trovano ampiamente in difficoltà, spesso incapaci di imporsi su giovani loro malgrado disillusi e demotivati.
Ora, al di là delle analisi sociologiche e delle soluzioni che Recalcati propone – alle quali devo ancora arrivare –, la cosa mi ha portato ovviamente a interrogarmi anche sul modo in cui io insegno filosofia. Che è un modo che una decina d’anni fa, quando ho iniziato a insegnare, funzionava secondo me abbastanza bene, ma che forse oggi inizia a mostrare i suoi limiti: un po’ perché le capacità degli alunni sono cambiate, un po’ perché il rapporto tra insegnante e studente è mutato irrimediabilmente. A me dieci anni sembrano ormai un’inezia, perché io in questi dieci anni sono cambiato poco; ma per i ragazzi è passato un secolo: dieci anni fa si alzavano in piedi quando entravo in classe ed erano intimiditi quando mi rivolgevano la parola, per non parlare del fatto che scrivevano ancora gli sms con il T9 e in molti non avevano (o non usavano) internet neppure a casa.
E allora, la domanda è: va bene cambiare, ma come? E verso dove andare? Visto che qualche idea già ce l’ho, ma mi piace sentire anche le opinioni altrui (quantomeno per vedere se possono darmi qualche stimolo) ho preparato un sondaggio a cui spero risponderanno alunni ed ex alunni di tutte le età, sia che abbiano avuto me come insegnante, sia, soprattutto, che abbiano avuto docenti molto diversi dal sottoscritto. È un sondaggio a cui si risponde molto in fretta e per il quale avrete la mia eterna gratitudine. Poi, ovviamente, condividerò come al solito i risultati.