Come hanno già detto più o meno tutti sui social network, anche secondo me i temi dati oggi alla Prima prova dell’Esame di Stato (o di maturità, come si diceva una volta) sono sembrati molto fattibili. Non direi facili, perché un compito ad un Esame in realtà non è mai facile, ma fattibili sì.
Chi si trova spesso a far parte di commissioni d’Esame, infatti, sa bene come di solito alla Prima prova i ragazzi procedano per esclusione: leggono le tracce, individuano una serie di argomenti che non conoscono o che sono distanti dal loro sentire, e iniziano a scartare, fino a quando non ne trovano una, l’unica, che si sentono forse in grado di fare.
Oggi mi pare sia avvenuto il contrario: per una volta, gli studenti hanno trovato almeno due, tre, a volte anche quattro o cinque tracce che potevano tranquillamente affrontare, e hanno avuto solo l’imbarazzo della scelta.
I temi erano tutti, a loro modo, interessanti:
• Calvino è vero che lo si fa raramente in quinta superiore, ma il brano poteva essere letto anche senza conoscere l’autore, era bello e non particolarmente complesso, e anche le domande guida aiutavano a focalizzare l’attenzione sui punti giusti. Se poi a correggere la prova è un prof intelligente, sa anche valutare gli stimoli e le letture personali che i ragazzi possono mettere in campo (Harry Potter, Il cacciatore di aquiloni e simili);
• quello sulla lettura era forse il più complesso, più che altro perché raramente i ragazzi si interrogano su temi di questo tipo, anche se la presenza di un numero minore di documenti rispetto al solito poteva aiutarli a focalizzare meglio l’attenzione;
• quello sul cittadino nel XXI secolo lasciava spazio agli studenti di tirare in ballo riflessioni (e conoscenze) di vario tipo sulla cittadinanza, sull’economia, sull’educazione: era ampio e variegato e poteva essere affrontato da ottiche diverse;
• quello sul Mediterraneo poteva essere impegnativo, perché si tratta di un tema gigantesco che si proietta drammaticamente sull’attualità, però è anche vero che in storia è l’argomento centrale di gran parte del programma e quindi, se uno ne sa, ha molto da scrivere;
• quello sulla comunicazione tecnologica era interessantissimo, e poi si apriva con Maurizio Ferraris che immagina una telefonata a casa Heidegger… impagabile;
• quello su Risorgimento e Resistenza era ottimo per chi aveva un minimo approfondito il tema, magari con la tesina da presentare all’orale, ma poteva essere gestito anche da altri;
• infine, ottima la traccia conclusiva sull’educazione con la citazione di Malala Yousafzai, che forniva un ottimo paracadute per chi si era trovato a disagio con le tracce precedenti pur senza scendere nel banale e nello scontato.
Insomma, mi è sembrato per una volta un buon compito. Certo, poi bisogna vedere come si scrive e come si riesce ad articolare il proprio pensiero, ma questo è un altro discorso.
Io? Io avrei fatto la traccia su Malala, magari cercando di gestirla in una chiave non scontata, cioè paragonando il diritto allo studio richiesto dal premio Nobel per la pace con l’attualità dell’Italia di oggi. Come seconda scelta, ovviamente, avrei optato per comunicazione e social network dal punto di vista ontologico, su cui ci sarebbe molto da dire. Ma anche Calvino non l’avrei disdegnato.
E quando ci sono tre tracce che ti piacciono, c’è solo da fare i complimenti, per una volta, a chi si è inventato i titoli.