La campanella digitale/14 – Il crampo dello scrivano elettronico

[dropcap] P [/dropcap]enultimo appuntamento della nostra rubrica su “Scuola che fa rete“. Visto che ci piace variare, questa volta si tratta di un dialogo tra due docenti “a fine turno”, impegnati a colloquiare sui temi dell’esame di Stato, sulla spending review e sulle prospettive future della nostra scuola.

Un breve scambio di battute captato, sabato mattina, nel parcheggio in comune tra due scuole superiori. Protagonisti due professori, uno un po’ più giovane, l’altro più maturo. Hanno addosso i segni del caldo, le occhiaie, la voglia di tornare a casa; non sapendo di essere ascoltati, si lasciano andare ad alcune frasi non proprio politicamente corrette che il lettore, speriamo, perdonerà.
– Hey, carissimo, anche tu qui?
– Sì, ho appena finito di fare esami. Tu?
– Anch’io, anch’io. Ero qui all’ITIS.
– Io allo Scientifico. Tutto bene?
– Sì, dai, abbastanza. Tu? Com’erano ‘sti ragazzi?
– Bravini. Siamo stati anche generosi, hanno trovato una commissione buona. Cinque centini su due classi.
– Però. Comunque anche qui all’ITIS, mica me li aspettavo così preparati. Fai delle domande di letteratura, fuori dalle loro tesine, e ti rispondono, ragionano, collegano. A volte nei licei senti cose anche molto peggiori.
– Quando si fanno esami ad alunni che non sono i nostri ci sembrano sempre o troppo scarsi o troppo bravi.
– E chissà cosa pensano gli altri commissari dei nostri alunni!
– E di noi, pure! D’altronde, bisogna anche dirlo: fare esami da esterni è il modo migliore per capire quali sono i colleghi bravi e quali quelli scarsi. Ma, ascolta, allora avete finito proprio?
– Sì, sì, appena chiuso il pacco.
– La ceralacca e tutto il resto.
– Ceralacca, timbro a caldo, spago. Tutto in un archivio dove rimarrà per i prossimi decenni a prendere polvere, intonso. Mamma mia che spreco infinito di carta.
– Guarda, io ho fatto un conto. Con 42 esaminandi ho fatto una roba tipo 400 firme e 150 timbri su tutto quel mare di documenti.
– Timbri?
– Eh, sai, ero praticamente l’unico maschio in commissione. Gli altri due erano entrambi segretari, e così è toccato a me metter timbri dappertutto.
– Tipo un impiegato delle poste.
– Proprio. M’è pure venuto un certo mal di schiena, attorno alla centesima scheda. Per non parlare delle ascelle pezzate per il caldo. E del crampo dello scrivano proprio mentre firmavo il trentesimo compito d’italiano. In realtà ho una mia teoria: ad inizio carriera abbiamo tutti una firma decente, leggibile, ben scritta; poi, a furia di firmare infinitamente e inutilmente, per noia, ci riduciamo a fare degli sgorbi. Io, per dire, ormai perdo sempre per strada le ultime tre o quattro lettere del cognome. Solo le prof noiose scrivono il loro nome e cognome per intero e leggibile, facci caso.
– Vabbè, te e le tue teorie. Ma alla fine, nel pacco, cosa c’avete messo?
– Dunque, tutte e tre le prove, le griglie di valutazione, le schede dei candidati, i verbali, le domande non scelte per la terza prova, le mappe degli alunni e poi qualcos’altro di sicuro che adesso non ricordo. Pacchi sui 4-5 chili almeno per ogni classe, direi.
– E tutta la faccenda della Commissione Web, alla fine?
– Noi abbiamo fatto tutto online, sulla piattaforma, ma dovevi stampare comunque il cartaceo. Anzi, da disposizioni ministeriali ne bastava una stampa sola ma ce ne hanno fatte fare due perché la segreteria senza il cartaceo si perdeva. E voi?
– Ma sì, abbiamo fatto così anche noi. Quello che non ho capito, è: alla fine dov’è stato il risparmio?
– Per ora credo da nessuna parte. Anzi, alla fine abbiamo sprecato più carta, più cartucce e più tempo degli scorsi anni. Ma chissà, magari tra un decennio o due le segreterie impareranno a entrare in rete e consultare i documenti senza bisogno del cartaceo, e noi non dovremo più fare il pacco con tutti i verbali anche di quando andiamo in bagno. Non so.
– A proposito, hai sentito della spending review? Dall’anno prossimo pare che facciano davvero tutto elettronico: registri, pagelle…
– Sarebbe anche ora. Qui, allo Scientifico, già da quest’anno avevano il registro elettronico.
– E com’è? Funziona?
– Oh, me l’hanno mostrato. Semplice, ma funziona, sì. Dicono che sia anche abbastanza pratico. Io ci metterei la firma: nel registro cartaceo faccio sempre un sacco di casino, cancellazioni, sbaglio riga quando devo segnare un’assenza e così via. Lì invece puoi ovviamente correggere gli errori facilmente.
– Vabbè, vedremo. In genere, prima fanno gli annunci, poi arrivano le ritrattazioni.
– L’unica cosa sicura saranno i tagli alle supplenze e alle vicepresidenze.
– Sì, l’ho sentita anch’io ‘sta cosa qui. E alle segreterie, e a mille altre cose.
– I bidelli però no, pare.
– No, stavolta i bidelli si salvano, forse.
– Però dovranno usare scopa e paletta elettronica anche loro.
– Già. O dovranno fare i cruciverba della Settimana Enigmistica solo sull’iPad.
– Quella sì che sarebbe una bella innovazione.
– Va bene, senti, mi avvio. Me ne torno a casa.
– Anch’io. Non vedo l’ora di cavarmi ‘sti pantaloni, ‘sta camicia…
– Io parto subito per la montagna. Me ne vado sei giorni in un posto dove non prende neanche il cellulare, dove non c’è internet, non c’è niente. Così non mi rompe le scatole nessuno.
– Bravo.
– Già.
– Però sai che palle.
– Ho tanti libri.
– Appunto. Buone vacanze.
– Ahahah, ciao, saluta a casa.

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