[dropcap] C [/dropcap]ome ricorderete, qualche giorno fa su “Famiglia Cristiana” è uscito un articolo in cui si confrontava l’opinione di due “esperti” sulle circolari che vietano agli insegnanti di accettare le richieste di amicizia dei loro studenti. Uno di questi due esperti era il sottoscritto, e la cosa mi ha spinto con particolare interesse e attenzione a leggere il pensiero della mia “controparte”, tale Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra e psicoterapeuta specializzato nello studio dell’adolescenza e autore di svariati libri sull’argomento.
Il dottor Charmet rilevava, infatti, che «Facebook rappresenta un’opportunità da sfruttare senza timore per alimentare il confronto su temi scolastici» e che «la scuola oggi dovrebbe essere più “itinerante”, aprendosi in maniera decisa a queste novità». Il mio punto di vista, per quanto più cauto (anche perché, forse più di Charmet, sono ben conscio delle difficoltà che quotidianamente emergono nella pratica scolastica), andava tutto sommato nella stessa direzione, visto che concludevo il mio intervento dicendo che «dovremo presto farci i conti [con Facebook] anche in termini di didattica» (l’articolo completo si può leggere cliccando qui).
Visto che l’argomento è interessante e più di qualcuno mi ha chiesto delucidazioni sulla didattica via Facebook, ho deciso quindi di scrivere una serie di articoli che delineano quali sono, in prospettiva, a mio parere i limiti e i punti di forza dell’uso dei social network nell’ambito scolastico, magari anche inquadrando alcune linee di sviluppo futuro. Ho parlato di “serie di articoli” perché l’argomento è amplissimo e merita una trattazione esaustiva e quindi, inevitabilmente, dilazionata in più appuntamenti. Oggi partiamo dall’individuazione del social network che sembra più adeguato ad essere usato, in un futuro prossimo venturo, come uno strumento per la didattica.
Di social network con queste potenzialità ne esistono vari. Vediamoli uno ad uno.
- Facebook è il più diffuso e più noto dei social network, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Il suo vantaggio, a volte quasi incolmabile, è dato dal fatto che tutti lo conoscono e moltissimi lo usano. Usare Facebook per fare didattica significherebbe avvicinarsi ai ragazzi scendendo nel loro campo, nel loro settore; sarebbe quasi come andare a far lezione in bar o davanti al cinema, ammesso che ancora i ragazzi frequentino questi luoghi. Di conseguenza, non servirebbero corsi di “alfabetizzazione” al network, visto che alcune statistiche già nel 2009 rilevavano che il 71% degli studenti usava Facebook in maniera quotidiana e abituale (percentuale che oggi è probabilmente aumentata, superando l’80%). Rimane un problema: quel 15-20% di non iscritti. Una parte lo fa per precisa scelta (e allora come può la scuola imporre a dei ragazzi di iscriversi ad un social network che giudicano stupido, invasivo e superficiale?), un’altra per la mancanza di mezzi come il computer o la connessione internet (e allora come può la scuola risolvere questo problema? Anche mettere a disposizione i propri computer e la propria connessione non risolve la questione, perché il bello della didattica via internet è che può continuare a casa, fuori dalle aule scolastiche).
- Twitter è il secondo social network per diffusione in Italia e, come molti di voi sapranno, è un servizio al quale sono particolarmente legato. Presenta indubbiamente alcuni vantaggi, come la mancanza di distrazioni (giochi, test e altre amenità presenti invece su Facebook sono qui messe ai margini), la maneggevolezza in mobile o la possibilità di gestire tranquillamente account multipli, ma ha l’innegabile (e a mio modo di vedere, decisivo) difetto di limitare di molto le possibilità espressive. Come saprete, la caratteristica principale di Twitter è che non ammette di postare messaggi più lunghi di 140 caratteri, tagliando le gambe quindi ad ogni discorso un minimo elaborato: è vero che la scuola deve farsi più agile e scattante, ma così è forse troppo. Problemi simili, anche se non identici, si presentano anche con FriendFeed e simili.
- Tumblr è in realtà, più che un social network, un blog sociale. Il che significa che si ha a disposizione tutto lo spazio che si vuole, ma che in realtà è difficile scambiarsi idee in maniera rapida e commentarle, chiedere chiarimenti, discutere. Poco adatto, così come i suoi rivali Posterous, WordPress, LiveJournal e così via.
- Google Plus è una sorta di Facebook in tono minore; nato con considerevole ritardo e mai veramente decollato, nonostante la forza di Google, è strutturato esattamente come il social network di Zuckerberg. Il fatto che ci siano pochi iscritti può essere un vantaggio e uno svantaggio: da un lato, difficilmente ci possono essere studenti snob che rifiutano di iscrivercisi per ragioni ideologiche o morali; dall’altro, dà l’impressione di essere un po’ più caotico di Facebook e si può contare meno su una “alfabetizzazione” al mezzo già consolidata. Un discorso simile si può fare anche per Diaspora*, che oltretutto è ancora in fase di testing.
Da quanto abbiamo detto, il sistema migliore tra quelli già affermati in Italia sembra essere Facebook: diffuso, duttile e di facile utilizzo, nonostante qualche difetto è sicuramente lo strumento più a portata di mano e, se ben usato, foriero di interessanti risultati. Alcune sperimentazioni, soprattutto negli Stati Uniti, sono già state avviate. Nell’aprile del 2011 su Mashable è uscito un interessante articolo che delinea alcuni modi in cui si può fare didattica tramite Facebook. In particolare ci si sofferma sulla possibilità di:
- diramare notizie (come circolari, avvisi dell’ultima ora e così via) in maniera molto rapida e capillare;
- creare album fotografici che da un lato tengano traccia della visita di personaggi famosi ma anche e soprattutto di appunti scritti alla lavagna;
- condividere video didattici;
- invogliare gli studenti a seguire le attività dell’Istituto tramite un mezzo più vicino ai loro interessi;
- proporre sondaggi e domande agli studenti;
- mettere direttamente in contatto col mondo del lavoro, tramite le pagine Facebook delle aziende.
- La possibilità di inoltrare dispense tramite la funzione Note, dispense che possono essere commentate, discusse e chiarite nei commenti alle note stesse
- La possibilità di condividere rapidamente link a siti collegati agli argomenti studiati
Alcuni di questi aspetti li approfondiremo nei prossimi articoli.
Prima di lasciarci, però, vi segnalo un social network, l’unico probabilmente, espressamente pensato per la scuola. Si chiama Edmodo, è americano (e quindi localizzato solo in inglese) ed è presente in rete dal 2008, con più di 3 milioni di utenti registrati (pochissimi, però, in Italia). Confrontato con i criteri che abbiamo usato per valutare Facebook, Twitter e gli altri, Edmodo se la cava benissimo: ha un’interfaccia molto simile a quella di Facebook e quindi non presenta alcuna difficoltà anche per il ragazzino che non conosca altro al di fuori del social fondato da Zuckerberg; permette un controllo pressoché totale delle interazioni da parte del docente e la supervisione dei genitori degli alunni; ha strumenti appositi per la didattica; non ci possono essere pregiudizi né da parte delle famiglie né dagli studenti verso uno strumento pensato unicamente per le scuole. In una delle prossime puntate ci soffermeremo più in dettaglio su Edmodo, presentandone anche i difetti e le potenzialità, ma per ora è sicuramente lo strumento che meglio si è indirizzato sulla strada giusta per la didattica.