L’insegnamento della filosofia presuppone anche una certa predisposizione all’assurdo, sia perché certe dottrine filosofiche, oggigiorno, possono effettivamente apparire un po’ strampalate, sia perché l’esplorazione dei più profondi abissi della mente provoca a volte effetti inattesi.
Non è raro, infatti, che ragazzini che sembravano fino a poche settimane prima dei normali adolescenti interessati solo ai cellulari e ai videogiochi se ne escano con domande che dimostrano che la filosofia sta lentamente cambiando le loro menti, anche se non è detto che questa metamorfosi avvenga sempre in meglio.
Ecco le cinque domande più assurde che mi sono quindi state poste in questi primi dieci anni di onorata carriera (o almeno quelle che ora come ora mi vengono in mente).
1) Ma Kant è mai riuscito a conquistare una donna con quelle cose che diceva?
Domanda tipica, che effettivamente mi è stata posta il più delle volte con riferimento a Kant, ma che ho sentito anche con altri filosofi come Platone, Aristotele, Cartesio, Hobbes, Rousseau, Nietzsche e così via. Evidentemente, i ragazzini (ma, credo, non solo loro) ritengono poco sexy i discorsi sulla natura dell’essere o sulla gnoseologia.
Comunque no, Kant non si sposò mai e pare anzi che avesse una certa avversione nei confronti non solo delle donne, ma di qualsiasi scambio di liquidi corporei. Qualcuno ha anche ipotizzato che fosse omosessuale, ma il comportamento di Kant non dà conferme in questo senso. D’altronde, era alto un metro e cinquanta e forse bruttino, oltre che esageratamente puntiglioso: insomma, non doveva avere molto successo sul versante sentimentale. Probabilmente, ci dicono i biografi, morì vergine. Una divertente disanima della sua sessualità si trova in La vita sessuale di Kant, libro satirico scritto dal francese Frédéric Pagès e firmato, però, spacciandosi per un inesistente studioso di nome Jean-Baptiste Botul.
2) Come faccio a ricordarmi come si scrive Nietzsche?
Non riesco più a ricordarmi se me l’ero inventato io o se l’avevo letto da qualche parte (su internet non lo ritrovo, quindi è più probabile la prima ipotesi), comunque un modo semplice è quello di ricordarsi una frasetta: Non Importa Essere Troppo Zelanti Se Chiunque Ha Esperienza; le iniziali delle varie parole, come avrete già capito, formano il nome del filosofo. Per chi volesse saperlo, questo è un acrostico.
3) Prof, sono diventato maggiorenne: per chi devo votare?
«Prof, per chi vota?». «Non lo dico. Come Socrate, vi insegno a pensare ma non mi impongo». «Io voto Lega». «Forse dovrei insegnare meglio»
— Ermanno Ferretti (@scrip) 23 Febbraio 2013
4) Qual è il filosofo che è morto peggio?
Questa domanda è abbastanza recente. Quelli con la morte meno eroica sono, probabilmente, Cartesio e Walter Benjamin. Il primo morì in Svezia: invitato dalla regina Cristina, si trasferì nel paese nordico probabilmente senza portarsi abbastanza maglioni, e morì dopo pochi mesi di polmonite (anche se, si dice, sulla sua morte influirono anche le levatacce mattutine che gli imponeva la regnante).
Benjamin, invece, morì scappando dai nazisti: giunto al confine tra Francia e Spagna, sperava, in quanto ebreo, di imbarcarsi per gli Stati Uniti; qui però gli ritirarono il passaporto e lui si convinse, preso dal panico, che sarebbe stato consegnato ai nazisti, per cui si suicidò con della morfina. In realtà la mattina dopo ai suoi compagni di fuga fu permesso di imbarcarsi e sfuggire così agli orrori della guerra.
Se poi ci si concentra sul periodo della Rivoluzione scientifica, non si possono non citare Tycho Brahe e Francesco Bacone, dei quali ho già parlato qui.
5) Cioè, prof, vuol dire che esistono ancora dei filosofi? Ancora oggi?
Sì, i filosofi non sono dei dinosauri, non sono stati colpiti da un meteorite e quindi non si sono estinti. Almeno non ancora.