Come e quando si usa la virgola

Continuano a grande richiesta i vademecum per scrivere in maniera decente. Dopo quello sugli apostrofi e gli accenti e quello sul congiuntivo, passiamo oggi a parlare delle virgole che, diciamolo pure, rappresentano a volte dei veri desaparecidos della grammatica italiana.

Chiunque di voi si sia trovato a correggere dei compiti scritti saprà bene che le virgole sono uno dei più grandi enigmi del nostro secolo: chi le ha rapite? E, soprattutto, quanto hanno chiesto di riscatto?

Perché di virgole se ne trovano, nei testi dei nostri studenti, sempre meno, e quando ci sono spesso non sono al posto giusto, quasi lo studente le avesse messe in un bel miscelatore da cocktail, le avesse shakerate e poi le avesse sparse a casaccio sul foglio, tipo schizzi di Pollock nei suoi quadri astratti.

Eppure le virgole una loro ragion d’essere ce l’hanno, bella e buona. Ho provato a spiegarlo nella guida che potete come al solito scaricare cliccando sul pulsante qui di seguito oppure leggere scorrendo la pagina.

 

 

Ecco comunque una trascrizione di cosa trovate nel file.

 

LE VIRGOLE: QUANDO E COME SI USANO

 
Le virgole si usano in questi casi:

• per separare i termini presenti in un elenco (es.: C’eravamo io, Francesco, Marco e Luca). L’ultimo elemento non viene introdotto dalla virgola ma dalla congiunzione “e”.

• per legare tra loro le proposizioni coordinate connesse logicamente tra loro, cioè frasi indipendenti (non subordinate) l’una dall’altra ma legate da una certa consequenzialità (es.: Ieri sono andato a scuola, il cielo era terso, mi sono annoiato). Per aiutarsi, basta ricordare che in questi casi la virgola può essere anche sostituita da congiunzioni coordinanti come “e”, “ma”, “o”; l’esempio, infatti, funziona ugualmente bene nella forma “Ieri sono andato a scuola e il cielo era terso ma mi sono annoiato”. NB: solitamente se si usa la virgola non si usano le congiunzioni, ma si può derogare alla regola se le due frasi coordinate sono particolarmente lunghe (es.: Marco Rossi è tutto sommato un ragazzo piuttosto bravo e diligente, e non bisogna dimenticare che ha perso la mamma in circostanze tragiche).

• per legare una frase subordinata alla sua principale, in genere mettendola assieme alla congiunzione corrispondente (ma, tuttavia, però, anzi, nondimeno, poiché, anche se, benché, sebbene, mentre, se, perché, che ). Es. 1: Ti ho fatto un regalo, anche se non lo volevi. Es. 2: Sei bravo, però non ti impegni. Es. 3: Se fossi fortunato, sarei più contento.

• per isolare un inciso, cioè un avverbio, un’interiezione o una frase breve interna ad un’altra frase più lunga. In questo caso è come se le due virgole fossero due parentesi, una che apre e una che chiude l’inciso. Es. 1: Ieri era una bella giornata e, dopo aver studiato, sono uscito a giocare. Es. 2: Mi hanno detto, infatti, che così non va bene.

• in seguito a una vocazione, cioè al richiamo di un nome, a una esortazione, cioè a una preghiera, a una interiezione, cioè a un commento esclamativo, o a un saluto. Es. 1: Andrea, passami il sale. Es. 2: Per favore, passami il sale. Es. 3: Passami il sale, porca miseria! Es. 4: Ciao, Andrea!

• se il verbo, espresso in una frase precedente, rimane sottinteso. Es.: Ieri sono andato al cinema; oggi, a teatro.

• dopo il “” e il “no”. Es.: Sì, è proprio così.

 
Invece la virgola non si usa nei seguenti casi:

a separare soggetto e verbo. Si scrive “Quel brav’uomo di mio padre è andato”, non “Quel brav’uomo di mio padre, è andato”. L’unico caso in cui si può mettere una virgola tra il soggetto e il suo predicato è per una frase incidentale: “Quel brav’uomo di mio padre, che è sempre attivo, è andato”.

a separare verbo e complemento. Si scrive “Ho comprato un regalo”, non “Ho comprato, un regalo”. L’unica eccezione, in questo caso, è quando si vuole enfatizzare qualcosa: ad esempio si può scrivere “Ho mandato una lettera, a Marta” se si vuole indicare al lettore una sorta di “pausa drammatica” prima di far sapere il destinatario della lettera, anche se in tutti gli altri casi è più corretta la forma “Ho mandato una lettera a Marta”. Un’altra eccezione è il caso in cui il primo elemento della frase funga da complemento ma venga ripreso da un pronome. Es.: Amici veri, ne ho pochi.

a separare sostantivo e aggettivo. Si scrive “È un uomo bello”, non “È un uomo, bello”. Anche in questo caso però si può accettare la virgola nel caso in cui si voglia enfatizzare una certa intonazione.

 
Queste regole possono essere trasgredite se bisogna evitare una ambiguità. Ad esempio, la frase “Il libro è gratis per chi lo vuole e sa parlare a tutti” è ambigua: non si capisce se il libro sia gratis per chi sa parlare a tutti o se sia il libro a saper parlare a tutti. Per chiarire si può usare la virgola: “Il libro è gratis, per chi lo vuole e sa parlare a tutti” oppure “Il libro è gratis per chi lo vuole, e sa parlare a tutti”.

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