Per non sbagliare accenti e apostrofi

Dal punto di vista grammaticale, uno degli errori più comuni, nei compiti scritti, è quello di sbagliare gli apostrofi e gli accenti. Proprio per sopperire a questo problema, di cui gli stessi studenti si rendono conto benissimo, tempo fa ho preparato un piccolo vademecum con esempi concreti che doveva servire a chiarire le idee sulle situazioni più comuni. Si tratta di un foglio A4 che, piegato in due, gli alunni mettevano nel diario (o salvavano nel cellulare) e consultavano a seconda delle esigenze. Di sicuro non trasformava in grandi scrittori, ma era sempre meglio di niente.

Visto che la richiesta per guide di questo tipo continua a essere, ahimé, sempre alta, ve la condivido. Se pensate manchi qualche regola molto importante, segnalatemelo nei commenti e provvederò a inserirla in una futura revisione.

 

[button link=”http://www.ermannoferretti.it/wp-content/uploads/2014/10/Imparare-a-scrivere-apostrofi-e-accenti.pdf” title=”Scarica il file PDF!” background=”crimson” color=”#eee” text_shadow=”#222″]

 

Ecco comunque una trascrizione di cosa trovate nel file.

 

APOSTROFI E ACCENTI

 

Un è seguito da apostrofo solo quando la parola successiva è femminile (quando cioè “un” sta per “una”). Es.: un’amica, un’isola.

La L come articolo è sempre seguita da apostrofo, sia che la parola successiva sia femminile, sia che sia maschile.

 

Vanno con l’apostrofo:

• Po’, perché sta per “poco” (es.: ne voglio un po’).

• Fa’, perché sta per “fai” (es.: l’imperativo “fa’ i compiti!”; “Carlo fa i compiti” va invece senza apostrofo perché è terza persona indicativo).

• Di’, perché sta per “dici” (es.: di’ a tua sorella di fare presto).

• Va’, perché sta per “vai” (es.: va’ a quel paese; “Giovanni va al mare” va senza apostrofo per lo stesso motivo di “fa”).

 

Vanno senza apostrofo:

• Qual è.

 

Vanno con l’accento grave:

• Lì.

• Là.

• Dà (voce del verbo dare).

• Dì (inteso come giorno).

 

Vanno con l’accento acuto (in italiano solo la E può avere l’accento acuto):

• Perché.

• Sé (tranne nel caso in cui sia seguito da “stesso”, in cui non va l’accento).

• Finché.

• Né.

 

Ci e ce sono particelle pronominali, cioè sostituiscono:

Noi/A noi (es.: ci piace = piace a noi; ce lo dai = lo dai a noi).

• Qui/Lì/Qualsiasi avverbio di luogo (es.: ci andiamo = andiamo là; ci sono riuscito = sono riuscito in quella cosa).

NB: “c’è” non è altro che “ci è”, quindi “c’è freddo” significa “qui è freddo”. Si scrive con l’apostrofo e l’accento (ce freddo non significa nulla).

 

Ne è un’altra particella pronominale; sostituisce:

• Di lui/Di lei/Di loro/Di questo/Di quello (es.: non ne ho mai sentito parlare = non ho mai sentito parlare di questo).

NB: si scrive senza accento; né con l’accento è una particella negativa (né questo né quello); n’è con apostrofo e accento si usa quando si vuole dire “ne è” (es.: non ce n’è = non ce ne è = non c’è di questo = qui non è di questo).

 

Si è un’altra particella; sostituisce:

• Se stesso/A se stesso (es: guardarsi = guardare se stesso).

NB: si scrive senza accento; con l’accento è invece la risposta affermativa.

 

Lo è un’altra particella; sostituisce:

• Questo (es.: non lo voglio = non voglio questo).

NB: non bisogna confonderlo con l’ho, che sta per “lo ho” (es.: non ce l’ho = non ce lo ho = qui non ho questo).

 

Gli e le sono pronomi:

• Gli si usa per i maschi (es.: gli ho detto = ho detto a lui).

• Le per le femmine (es.: le ho detto = ho detto a lei).

Nel caso in cui si dia “del lei”, si usa le (es.: prof, le ho detto = prof, ho detto a lei -> GIUSTO).

 

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