Dato l’inatteso successo della guida agli accenti e agli apostrofi che ho scritto qualche giorno fa e alcune richieste che mi sono pervenute, ho deciso di continuare a proporvi qualche sintetico – ma spero efficace – vademecum alla grammatica italiana.
Stavolta parliamo del congiuntivo, cercando di spiegare quando lo si deve usare. Sono cose che si trovano in qualsiasi libro di grammatica, ma ho cercato di sintetizzare e di essere schematico: se è difficile ricordare cento casi e cento regole, magari è più facile farlo con le venti più importanti o comuni.
Come al solito, il file è un PDF che si può stampare in un A4 e tenere nel diario o addirittura caricare nel cellulare o nel tablet, pronto per risolvere ogni vostro dubbio nel giro di pochi secondi.
[button link=”http://www.ermannoferretti.it/wp-content/uploads/2014/10/Imparare-a-scrivere-quando-si-usa-il-congiuntivo.pdf” title=”Scarica il file PDF!” background=”crimson” color=”#eee” text_shadow=”#222″]
Ecco comunque una trascrizione di cosa trovate nel file.
CONGIUNTIVO: QUANDO SI USA
Il congiuntivo è un modo verbale che si usa principalmente nelle frasi dipendenti, in genere dopo un determinato verbo all’indicativo e un che (es.: Voglio che tu vada).
Il congiuntivo si deve usare dopo i seguenti verbi:
- Pensare – credere – sembrare (e simili) + CHE
- Penso che tu sia un bravo ragazzo.
- Tu credi che si sia comportato bene?
- Mi sembra che si sia fatto tardi.
- Volere – desiderare (e simili) + CHE
- Voglio che tu faccia questa cosa.
- Desiderava che glielo facessi.
- Sperare – temere – aver paura (e simili) + CHE
- Spero che tu mi abbia capito.
- Temo che tu non ti stia impegnando.
- Luca ha paura che la gente non lo ascolti.
- Far piacere – essere felice – dispiacersi (e simili) + CHE
- Mi fa piacere che tu sia venuto.
- Carlo è felice che gli abbia dato una mano.
- Mi dispiace che tu non mi abbia ascoltato.
- Dubitare – fingere – non essere certi (e simili) + CHE
- Dubito che sia così semplice.
- Ho finto che tutto andasse bene.
- Non è certo che si possa fare.
- Bisogna – è necessario – dicono – sembra – pare (e simili) + CHE
- Bisogna che tu stia attento in classe.
- È necessario che io studi molto.
- Dicono che non si debba fare.
- Sembra che sia meglio così.
A volte si può usare anche dopo un se, se si vuole esprimere incertezza.
- Non sapere (e simili) + SE
- Non so se sia possibile farcela.
Si usa anche con determinate congiunzioni: nonostante, purché, come se, prima che, a patto che, nel caso in cui, benché, sebbene, affinché (e simili).
- Nonostante io non sia un grande oratore…
- Purché lo si faccia insieme.
- Come se fosse facile!
- Prima che tu te ne vada…
- A patto che non mi obblighino a…
Si usa anche dopo a: chiunque, ovunque, l’unico che, il più… che, magari, mi ha chiesto se, cerco… che (e simili).
- Chiunque l’abbia vista…
- Ovunque tu voglia andare…
- Era l’unico che mi ascoltasse.
- Il più bravo che io abbia mai conosciuto.
- Magari mi avesse ascoltato!
- Mi ha chiesto se la conoscessi.
- Cerco una persona che sia in grado di…
Infine si usa anche con i periodi ipotetici del secondo e del terzo tipo (se fossi in te starei zitto, se fossi venuto con me l’avresti vista ecc.) o al posto dell’imperativo (vada a quel paese!).